Anwar Chairil : Il buio della notte dentro me - Prima parte
Nel 1942 i giapponesi invasero l’Indonesia, si presentavano come liberatori dal giogo coloniale, vietarono ogni uso della lingua olandese, e questo fatto venne accolto positivamente perché accelerava l’adozione della versione di malese che costituirà la lingua indonesiana, la bahasa indonesia, già lingua franca di tutto l’arcipelago, ma lingua madre solo di pochissime etnie localizzate nel sud di Sumatra.
L’idea del Giappone era quella di presentarsi come leader di una sorta di federazione dell’Asia, della quale avrebbe fatto parte anche l’Indonesia una volta liberata.
Ma subito venne istituita una rigida censura verso ogni opinione che poneva in discussione la leadership giapponese e fu perseguitata anche ogni idea nazionalista, inoltre, l’istituzione del romusha, ovvero dei lavori forzati per i servizi alle truppe di occupazione, convinse definitivamente gli indonesiani che per la loro libertà avevano ormai due fronti, impedire il ritorno degli olandesi e porre fine all’invasione giapponese. Il 17 agosto 1945 Sukarno futuro primo presidente e Mohammad Hatta il suo vice, approfittando della disfatta del Giappone, proclamarono l’indipendenza, e dopo quattro anni di guerra, contro l’Olanda che voleva riprendere il controllo delle sue colonie, finalmente nel 1950 l’Indonesia divenne un paese indipendente riconosciuto dall’ONU.
La breve attività poetica di Anwar Chairil (1922-1949), il principale protagonista della nascente poesia indonesiana, si è sviluppata in questo contesto storico. Nato a Medan, nel nord di Sumatra da una famiglia agiata, studia nelle scuole olandesi, cosa che pochissimi nativi potevano permettersi, venne così in contatto con la cultura occidentale subendo l’influenza dei poeti olandesi Marsman, Slauerhoff e Du Perron, del cinese Zhi Mo, di Eliot e Rilke.
La sua vita cambiò nel 1940, quando seguì la madre a Jakarta, in fuga perché il marito sposando un’altra donna li aveva lasciati senza risorse.
Anwar dovette abbandonare la scuola, e la madre si dedicò anche ai lavori più umili per mantenere sé stessa e il figlio, che amava una vita da bohemien.
Spesso senza fissa dimora, viveva di espedienti, e dell’aiuto di amici e della madre, finché attraverso l’amicizia con Mohammad Hatta (futuro vicepresidente dell’Indonesia) venne cooptato nella lotta per la liberazione.
Anwar Chairil morì giovanissimo a 27 anni forse di tifo o di tubercolosi, in vita non pubblicò nessuna opera, pochi testi comparvero su qualche rivista, di lui si conoscono solo 70 poesie. Dopo la morte nel 1949 a cura degli amici fu pubblicato il volume: Deru Tjampur Debu, Urla miste a polvere, che decretò il suo successo.
In Indonesia anche i bambini delle scuole elementari ora conoscono Anwar Chairil, che può essere pensato come un Rimbaud asiatico, ma anche come un Dante, perché nelle sue poesie introduce un uso della sintassi e della morfologia della lingua Indonesiana che la resero uno strumento agile e moderno, in grado di supportare una letteratura che non ha nulla da invidiare, ad esempio, a quella di qualsiasi paese europeo.
Per quanto riguarda la traduzione ho mantenuto le lettere maiuscole come nel testo originale.
La poesia Da Karawang a Bekasi è un adattamento da un elaborato di
Archibald Mac Leish: The young dead soldiers do not speak
1943
C’è sempre del veleno nel primo bicchiere
Fa macerare i polmoni nel petto
Affoga il sangue nella purulenza
La notte diventa nera
La strada è diritta, rigida. Rotta.
La mia barella è l’oppio
Precipito
Le mie mani si sono spezzate
Frantumate
Affogate
Svanite
Paralizzate.
Nasco
Cresco divento alto
Un crepitio
Per poi cadere
Crollare
Un ruggito. Un tuono
Una sfida. Un attacco
Giallo
Rosso
Nero
Secco
Esausto
Piatto
Piatto
Piatto
Il mondo
Tu
Ed io a lui
Inchiodati
1943
Ratjun berada direguk pertama
Membusuk rabu terasa didada
Tenggelam darah dalam nanah
Malam kelam-membelam
Djalan kaku-larus. Putus
Tjandu (candu)
Tumbang
Tanganku menadah patah
Luluh
Terbenam
Hilang
Lumpuh
Lahir
Tegak
Berderak
Rubuh
Runtuh
Mengaum. Mengguruh
Menentang. Mmenjerang
Kuning
Merah
Hitam
Kering
Tandas
Rata
Rata
Rata
Dunia
Kau
Aku
Terpaku
(1943)
Gesù
Ai veri Cristiani
Questo Corpo
sanguina
e sanguina
cade
spezzato
mi scaglia addosso una domanda: qual è la mia colpa?
Guardo il mio Corpo che sanguina
e mi specchio nel sangue
mi risveglio luminoso negli occhi del tempo
questo oceano di sangue cambia forma
le ferite si chiudono
io gioisco
di quel Corpo
che sanguina
e sanguina
Isa
Kepada Nasrani Sedjati
Itu Tubuh
mengutjur darah
rubuh
patah
mendampar tanja: aku salah?
kulihat Tubuh mengutjur darah
aku berkatja dalam darah
terbajang terang dimata masa
bertukar rupa ini segara
mengatup luka
aku bersuka
itu Tubuh
mengutjur darah
mengutjur darah
(1943)
Da Karawang a Bekasi
Noi che ci troviamo abbandonati nei fossi tra Karawang e Bekasi
Non possiamo più gridare “Libertà” e prendere le armi
Ma chi non ascolta più il nostro muggito
Ci immagina ancora in marcia o forse a riprendere fiato?
Ti parliamo dal silenzio di una notte solitaria
Quando il petto si svuota del tempo che scandisce il ticchettio dell’orologio
Siamo morti troppo giovani, queste sono le nostre ossa impolverate
Ricorda tutto, e ricordati di noi
Tentammo di fare ciò che potemmo
Ma non finimmo il lavoro, chi può calcolare il significato delle nostre 4 o 5 mila vite?
Siamo solo ossa disperse
Che ti appartengono
Perché sei tu a decidere il loro valore
Le nostre anime morirono per la libertà, o per la vittoria, o per la speranza
O proprio per niente
Noi non lo sappiamo e non possiamo più dirlo
Ormai solo voi potete parlare
Da noi avrete il silenzio sospeso e solitario della notte
Quando il petto si svuota del tempo che scandisce il ticchettio dell’orologio
Ricorda tutto, e ricordati di noi
Le nostre anime continuano ad avanzare
Per proteggere Sukarno
Per proteggere Hatta
Per proteggere Sjarhir
Ora siamo cadaveri
Dacci un significato
Rimani sulla linea che separa le dichiarazioni dai sogni
Ricorda tutto, ricordati di noi
Che sopravviviamo annidati dentro queste ossa polverose
Siamo Migliaia, tra Karawang e Bekasi….
(1948)
Karawang-Bekasi
Kami yang kini terbaring antara Karawang-Bekasi
tidak bisa teriak “Merdeka” dan angkat senjata lagi.
Tapi siapakah yang tidak lagi mendengar deru kami,
terbayang kami maju dan mendegap hati?
Kami bicara padamu dalam hening di malam sepi
Jika dada rasa hampa dan jam dinding yang berdetak
Kami mati muda. Yang tinggal tulang diliputi debu
Kenang, kenanglah kami
Kami sudah coba apa yang kami bisa
Tapi kerja belum selesai, belum bisa memperhitungkan arti 4-5 ribu nyawa
Kami cuma tulang-tulang berserakan
Tapi adalah kepunyaanmu
Kaulah lagi yang tentukan nilai tulang-tulang berserakan
Atau jiwa kami melayang untuk kemerdekaan kemenangan dan harapan
atau tidak untuk apa-apa,
Kami tidak tahu, kami tidak lagi bisa berkata
Kaulah sekarang yang berkata
Kami bicara padamu dalam hening di malam sepi
Jika ada rasa hampa dan jam dinding yang berdetak
Kenang, kenanglah kami
Teruskan, teruskan jiwa kami
Menjaga Bung Karno
menjaga Bung Hatta
menjaga Bung Sjahrir
Kami sekarang mayat
Berikan kami arti
Berjagalah terus di garis batas pernyataan dan impian
Kenang, kenanglah kami
yang tinggal tulang-tulang diliputi debu
Beribu kami terbaring antara Karawang-Bekasi ......
(1948)
Bibliografia
Una approfondita analisi delle innovazioni linguistiche di Anwar Chairil si può trovare nel saggio di Boen Oemarjatiu “Chairil Anwar: The poet and his language” - the Hague 1972.
Burton Raffel: The voice of the night – Complet poetry and prose – Ohio University 1993
Andries Teew: Modern Indonesian Literature - University of Leiden 1967
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