Gianni Mazzei, Come colpi di rivoltella
Non esprimo giudizi, né scelgo,
è Hendrix il ribelle a scegliermi
contro le melodie sdolcinate dei Beatles,
così l’altro me stesso soccombe
e selvaggiamente vive in me il terribile lupo grigio
che insegue la preda
per le montagne e le sterminate praterie,
riconciliandosi con il gemello
per una parola piena
A volte un libro di poesie può essere letto in diversi modi, si offre al lettore come un’esperienza multisensoriale stratificata, che bisogna decodificare con pazienza e cura, livello dopo livello. Il bellissimo libro di Gianni Mazzei, dal titolo intrigante Come colpi di rivoltella, inizialmente allude al frastuono elettrico della chitarra di Jimi Hendrix, e struttura poi un elegante canzoniere d’amore intenso e disperato, che ha come sfondo e riscrittura la musica e i suoi codici linguistici, segnatura perfetta che ritorna nei titoli, prendendo spunto dalla grammatica complessa dello spartito. La silloge si ispira alle icone e all’universo musicale per celebrare l’innamoramento, l’amore, la seduzione erotica, la carica vitalistica e energizzante di ogni incontro con l’altro, con la natura vegetale e animale e con il mistero dell’Assoluto.
in finissimi frammenti rilucenti e ognuno è un rubino, /un brillante, un rampicante, un volo, / un guizzo di delfino altissimo all’orizzonte e tu / dirigi tutta orgogliosa / e cominci a capire che nello stesso modo,
esperti, teneri, solenni e graffianti Bach e Hendrix / conducono il tuo cuore audace e la mente fervida di sogni.
In questo brano inizia la danza degli opposti tra i due archetipi principali messi in scena, archetipi da sempre in guerra tra loro, lo Spirito e il Corpo, il Diavolo e l’Acqua Santa, Dioniso e Apollo, il Male e il Bene, Eros e Tanatos. Gianni Mazzei dichiara subito la mitologia a cui vuole aderire, nomina con precisione le molteplici icone di riferimento, elabora l’andamento ritmico di ogni testo. Canta l’estasi amorosa e la forza delirante di attrazione tra le creature, tra le creature e il mistero della vita. Infatti cita Jimi Hendrix, grande innovatore nell’uso della chitarra elettrica per la musica rock, rhythm and blues/soul, hard rock, il più grande chitarrista di tutti i tempi, icona dell’immaginario collettivo del nostro secolo. Nella silloge viene ricordata anche la mitica conclusione al concerto dove diede fuoco alla sua chitarra, in una catarsi collettiva lancinante. Vita borderline, giovane ribelle e difficile, nomade per vocazione, genio travagliato, mise nella sua musica il suo estro e la sua potenza espressiva fino alla morte improvvisa e atroce. Jimi Hendrix incarna perfettamente l’immagine dell’artista maledetto, dominato dalla furia creatrice e autodistruttiva, segno di una genialità dannata e feroce, simbolo di questa immersione nell’incandescenza feroce dei sentimenti.
Quella corda di chitarra / con cui garroti la luna nei deserti sentieri / è il tuo lato oscuro, /disobbediente / alle ombre sul mare che tu crei/ nelle melodie dolcissime che addormentano / la tua sete di andare/e resti.
Gianni Mazzei apre la sua silloge proprio con questo testo, dove subito vediamo descritta con poche pennellate l’immagine del musicista, la sua chitarra impazzita, la solitudine disobbediente, la sete infinita di vita autentica che lo rende anima inquieta e irrisolta, in guerra con il mondo e con se stesso. La musica è il portale principale verso l’Altissimo e verso gli Inferi.
In pentagrammi, / da riscrivere nella quiete della pelle, / ascolto il sole dei tuoi occhi / sognando vicino ad un ruscello / non ho bisogno di essere redento, / sono già nell’eden
La parola pentagramma ritorna con precisione in tutti i testi, celebrando così l’immagine dello spartito riportato nella prima pagina del libro, spartito offerto da Angela Massafra al poeta. Il poema si svolge come un incantamento progressivo, dove l’ascolto della musica di un concerto si amplia fino a imprigionare il poeta stesso dentro una bolla che si eleva e lo isola da ogni altra percezione. I sensi sono tutti acuiti dalle vibrazioni musicali e l’io poetante cerca di trovare l’alfabeto giusto per rappresentare sulla carta questo incantesimo che ha subito e che subisce ogni creatura, incantesimo elevato a emblema di un viaggio esistenziale/ sentimentale.
La musica offre questo dono, permette di slittare in un’altra dimensione fino a separarsi dalla terra, fino a toccare la luna. La luna infatti è un’altra immagine che ritorna spesso nella silloge. La musica è strumento di passaggio, arma di trasmutazione per diventare sostanza leggera e arrivare su un altro pianeta, come astronauta invisibile di un sogno notturno.
Con i grandi tutto cambia, / a sfiorare l’organo Bach, / anche il silenzio vibra e canta/ e l’ombra è giulivo pentagramma / avviene in me la stessa cosa/ a pensarti / senza chiedermi presuntuosamente chi è grande tra noi due/ io so di averne benefici / in orizzonti che si insinuano nei giorni normali/ con lingua acuta di travolgenti oceani
Ecco l’altro alto riferimento musicale, Johann Sebastian Bach, compositore e musicista tedesco del periodo barocco, famoso polistrumentista, compositore prolifico di temi e motivi sacri. Hendrix e Bach diventano nella raccolta poetica di Gianni Mazzei, i due punti massimi di questa altalena emozionale dovuta all’ascolto della musica, dall’Inferno infuocato degli assoli di chitarra, potenti e strazianti come colpi di rivoltella, fino al Paradiso, all’estasi sacra delle composizioni musicali dell’organista seicentesco. Il sacro e il profano, il movimento ascendente e discendente dello spirito e del corpo, si scontrano e si incontrano in questa ginnastica struggente per l’anima umana, con massima partecipazione di tutti i sensi, attraversando ogni fibra muscolare, fino a farsi invadere totalmente dalle note perfette di un’esecuzione magistrale. Anima e corpo risuonano nell’ascolto, provando gratitudine, innamoramento e trasporto, fino al piacere essenzialmente erotico. Il miracolo della creazione artistica si rinnova a ogni concerto. Nella silloge, l’autore individua il suo interlocutore femminile, non solo oggetto di desiderio ma soggetto palpitante dell’incontro. Il femminile qui è Musa ispiratrice del poeta, compagna di questo viaggio erotico/sensitivo che apre alla passione, alla riflessione esistenziale sul senso della vita e sulla vocazione artistica e poetica.
Per cominciare, /non lasciano spazi vuoti sulla tua pelle / le mie mani, il mio sguardo le mie labbra,
un pentagramma fitto di note / e ogni pausa è solo vibrazione canora / a volte orchestra e la quinta di Beethoven / altre volte/ più solenne e intimo, / un coro di Palestrina
Seguendo questa spirale di parole in versi, ogni riferimento musicale viene usato, in questo slittamento linguistico della sintassi dello spartito, come metafora allegorica del legame, del laccio affettivo e sentimentale che si va creando, testo dopo testo, in questo magnifico canzoniere. Con grande abilità formale e profonda sintonia espressiva, Gianni Mazzei produce il suo spartito poetico, il suo inno d’amore, il suo particolare concerto, con un vocabolario policodico nato da questa contaminazione tra le due arti, matrimonio di sapiente alchimia. Un mescolarsi infinito, un intrecciare corde e fonemi, note e allitterazioni per festeggiare l’incontro tra gli opposti, disegno di quell’armonia universale che la musica sancisce e celebra e che la poesia evoca nostalgia.
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