Franco Di Carlo "Il destino della verità"
IL DESTINO DELLA VERITÀ
Le cose ci parlano. Della Necessità. Della Verità.
Ma non da sempre. Poco alla volta.
Il loro destino. Appare.
Nominato dal linguaggio.
Che via via. Sopraggiunge.
E' la struttura parziale. Del divenire.
Le parole arrivano una dopo l'altra.
Una dietro l'altra. Una alla volta.
Per questo. La verità è isolata.
E quindi non è esaurita dal linguaggio.
Le parole scorrono.
Sulla scena originaria. E discorrono.
Indicano cose. Che già esistono.
E appaiono nel mondo.
Senza coscienza alcuna. Nell'apparire.
Del teatro fenomenico.
La verità appartiene ad ogni essente.
In ogni eterno istante.
Il suo destino fa parte dell'essere.
Il mondo appare perché compare.
La verità del Destino.
La sua necessità. Che guarda il mondo.
E che il linguaggio. Non fa apparire.
- Popper chiama Einstein: Parmenide -
L'Essere vuole. Annullare.
Il dolore e la morte. Ma questo è un pensiero.
Di terribile angoscia. Il dolore di venire. E tornare.
Nel nulla. La paura del divenire. Ma l'essere. E' eterno.
E incorruttibile. Tutti gli eventi.
Sono già determinati.
Da questo deriva. L'inesistenza del tempo.
E quindi. Anche di Dio. Che deve essere sacrificato.
E distrutto. Per iniziare.
Un altro mondo. Rinnovato. E diverso.
- E ciò vuole. Anche il Mito.
Trasformare. Il mondo. Rappresentarlo.
Nuovo e fantastico. Allo stato nascente.
Con la forza e la potenza. La struttura.
E la volontà. Comune. E originaria.
Che qualcosa cambi. Divenga altro.
A. Conosce. B. Che è il suo contrario. E diverso. Per eliminarlo. E farlo Diventare.
A.
Il Mito ha la funzione.
Di proteggere.
E rassicurare. Di fronte all'imprevedibile.
Morte.
All'Incontrovertibile.
Al cospetto del dolore.
Evoca. La salvezza dell'identità.
Rispetto Alla divinità.
Qui risiede. La sua potenza. E volontà.
E al tempo sacro.
Si contrappone. Quello profano.
Ma la garanzia. La dà.
Solo la filosofia nuova.
E il pensiero poetante.
La verità. Deve essere. Innegabile.
Perché l'essere è dicibile.
Come anche il chiaro nulla.
Basta guardare. L'altro. E i suoi occhi.
Per poi stabilire. Ciò che si dice.
E si può e vuole dire. Come avviene in un film. Al cinema.
L'importante è intendersi. L'essere si può enunciare. E annunciare.
E' un evento. Che si dichiara.
In modo netto. E corretto. In grammatica.
Decisivo è il significante.
E non il significato. In questo caso.
Il pieno rispetto al vuoto.
Seguente.
Una matrice. Una ferita.
Un buco sempre aperto.
- Bisogna guardare. Perciò. Il volto dell'altro.
Quando si parla.
E ascoltare. Che cosa dice. La sua parola.
E' necessario tradurre. In significato.
L'evento stabilito. In un luogo. In un cronotopo .Ricco di cose.
Si devono guardare. Gli attori. I loro volti.
Per comprendere. Quello che dicono.
Per saperlo. Conoscere.
E perciò colmare il vuoto. Del significante.
Il messaggio così può arrivare.
A chi lo riceve. Facendo coincidere.
Il significante. Con la forma. E il suono.
Pieni di contenuto.
Una sòrta di divenire. Immobile.
E atemporale. Uno specchio.
Di fantasmi. Privi di ogni significato.
La forma à l'ordine. Che hanno le cose.
Tra loro. E che le rendono simili.
All'universale. Divina Follia.
Che partecipa il mondo.
Delle cose sensibili. Con quelle.
Immateriali. Del nulla celeste.
Esse sono. L'ombra. Spirituale.
Della sua orma. Invisibile. E lucente.
Inviolata. Ma sempre manifesta.
Agli occhi dell’anima.
E del suo alto codice.
Naturale. Logico. E cosmico.
Ma le parole hanno un valore. Magico.
E un significato ambiguo.
Ogni libro. E’ sacro.
Anomalo. E non ha un''ideazione.
Un Progetto. Diverso. Represso e proibito dal Potete.
Del NeoConsumismo edonistico.
Visione destinale. E profetica.
Di Morte—Rinascita.
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