In cerca di un dio che odia le croci
“BIOGRAFIE” DI FRANCESCO PALMIERI,
Dal primo all’ultimo verso di questa raccolta non smette di accompagnarci un ritmo di settenari talmente rotondi da cullarci dolcemente e farci riconciliare con tutte quelle tematiche ostiche, tortuose e indecifrabili anche per la poesia: la vita, la morte, dio.
Dio è super-evocato e chiamato in causa di continuo, a volte è proprio lui ad essere “il male”:
Il male è troppo dio nel cuore
Troppo dio
in questa carne che sbaglia.
Oppure
Dov’è la salvezza
se è dio persino
a far piangere dio
Il poeta invidia quasi il dio della donna a cui spesso si rivolge, perché è un dio sano, un dio che fa miracoli, un dio giusto; d’altronde lei è convinta del fatto che stare senza dio non ha senso.
E allora Palmieri scrive:
Io dico che avrei voluto
Che il tuo dio fosse migliore
Un dio che odia tutte le croci
Un dio che sa quanta tristezza
dimora in chi non è felice.
Della morte Palmieri costruisce metafore liquide:
È un’acqua la morte
Che trasuda dai muri
Poi si allarga la crepa
E si attende la piena.
Nei versi si dice ancora della morte che essa interrompe il dialogo, non permette nessun tipo di comunicazione ulteriore, non contempla appuntamenti per il giorno dopo, lascia orfani i nomi dei morti sulle labbra…
E forse la vita è solo un vivere morti, un vivere inesistenti;
il corpo di notte si chiude a rosa e fa le “prove di morte”, dorme “tutto buio”… Lo scrivere soltanto dilata la vita, la scrittura rende più vivibile la vita, lei che “ci vuole leoni aguzzi” ma “siamo tutti bambini/traditi ad uno ad uno/ stranieri e ognuno solo”. Eppure “la parola è un niente” e scrivere serve solo a non morire.
E forse l’eternità è essere bambini e guardare i vecchi elaborando l’unica idea di morte possibile per loro, ovvero quella di essere assunti in cielo ad assumere il ruolo di angeli custodi che proteggono i loro cari dall’alto. Non c’è altra morte per loro.
Ce ne sono tanti di angeli tra queste pagine, spesso vanno a piedi, a volte il loro passaggio è solo uno sbuffo d’aria, non può essere presenza. In alcuni casi ci sono angeli assassini, evocati dal poeta che si trova “solo fra cielo e terra”, ormai perduto e stanco.
Ci sono specchi che rimandano all’io lirico un’immagine difficile da accettare, “una maschera appassita” che ormai ha preso possesso del volto e sente il tempo che la aggredisce senza tregua.
È una raccolta sincera e organica questa di “Biografie” di Francesco Palmieri, che si ferma a tirare le somme e stilare un bilancio di una vita piena e felice, almeno finché si è stati bambini…
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