Cinque inediti di Lorenzo Pataro
Vedi, è tornato il primo freddo
a levigarci - la vinaccia nel tino si fa d'oro.
Nulla. Poi qualcosa che si muove
sotto tutte le macerie della casa.
Tutti i fossili ti ascoltano cantare
e riparano le braci dalla neve.
Ottobre vento antico di uragano.
Qualcosa di prezioso ci raccoglie
ci fa semina e tempesta. Spoliazione.
Vieni, dormiamo nel tepore tra le martore
in veglia nella notte per la caccia. Ci porta
verso tutti i malangeli perduti nella nebbia
quest'allerta che fa i luoghi argilla e fuoco.
Penso ai morti del paese a cui non pensa
più nessuno. Gli ingrigiti fiori finti, i fiori secchi,
il gelo che fa tana nelle tombe scoperchiate.
Quanto resta. Cosa resta in una foto
di tutto il mappamondo di un umano.
Una scritta, una data, qualche oggetto.
Cosa resta. Penso a tutti i trapassati
che non lasciano una scia. Benedico
i loro nomi, percepisco il loro sonno
come un ago, la mia notte
nella cruna della loro.
(a Giovanna Sicari)
I
La fatica dello stare, l'arsura. Qualcosa
accade al di sopra dei fatti e affama
le ore, amore non so, non voglio sapere
se dal ponte si vede la strage, se il martire
ha chiuso la nicchia e ha deposto le armi,
dal ferro il fuoco riceve la sete, si fonde
qualcosa nel male e scompare pietoso
il tuo dire nella strada a cercare una meta,
intanto nascosta nel covo una liquida
smania acceca la statua riemersa -
benedetto nei secoli Signore il tuo nome.
II
L'impeto dopo la cura, il sale che offre
ristoro sul drappo scucito.
È un settembre l'andare oltre la piena,
avere in sorte la fame come un danno
che non vuole né perdono né resa.
La lava sui piedi, la santa che bisbiglia
oscuri presagi, l'agnello che geme, il bene
covato, il digiuno dei tarli dopo la strage,
il bronzeo armistizio, il tenero ghiaccio.
Poter dire che è questa la fine
poterla salvare dal mondo dall'acceso
virgulto sulle braci che cantano in coro.
III
Il sudore del limbo, lo stare in allerta
per il rogo che giunge insperato,
antico sui santi che offrirono tregua
scampo alla vampa. L'animale credeva
che il miracolo fosse accaduto, che al centro
del bosco l'altare si fosse acquietato.
Invece accadeva senza rimedio
accadeva che fosse vigilia di un mondo
a venire la foglia venata, la terra spaccata
di arterie, la semina-ocra, il passaggio
dei corvi la sera, il grano che mai sarà pane.
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