Viverla per raccontarla, intervista a Vito Molinari
Il senso della nostra vita dipende da come la raccontiamo, soprattutto a noi stessi, ce lo ha spiegato bene Gabriel Garcia Marquez. Lavorando al tuo ultimo libro, LA MIA RAI, quale è il filo rosso che hai trovato? Sempre che non sia una domanda indiscreta.
Il vero senso della vita è prima di tutto “viverla”, viverla bene. Poi la racconti, se devi, come la ricordi, se la ricordi. E diventa quella vera, nel ricordo.
Permettimi di presentarti. Dunque Vito Molinari ha diretto il 3 gennaio 1954 la trasmissione inaugurale della TV italiana.; da allora, collaborando con tutti i più importanti personaggi dello spettacolo, è stato regista e spesso coautore di oltre 2000 spettacoli televisivi di ogni genere: prosa, sceneggiati, varietà, rivista, balletti; ha messo in scena commedie e operette per i maggiori teatri italiani e diretto 300 cinebox e 500 caroselli.; ha pubblicato molti libri e non solo sul mondo dello spettacolo. Quanto tempo hai impiegato a scrivere LA MIA RAI?
La mia Rai, ovvero la mia vita. Ho impiegato 92 anni, la mia età, a preparalo; quattro anni a scriverlo.
Se ti chiedessero di salvare solo tre delle tue trasmissioni TV, quale sceglieresti?
“I sette peccati capitali” di Brecht-Waill, protagonista Milva; “Il viaggio di Astolfo”, testo di Bernardini Zapponi, interpreti Gigi Proietti e Renato Rascel ; “Irma,la dolce”, musica di Monnot, protagonista Maddalena Crippa.
Hai dedicato dei libri ai tuoi comici e alle tue soubrette. Fra i tanti artisti, tantissimi e di tutto il mondo, quali sono la cantante e il comico preferiti?
Cantante, Caterina Valente, in assoluto; comico, forse Macario, primo comico con cui ho lavorato; con cui ho fatto tre lunghe serie tv; inventore della rivista italiana.
“Quanto è bella la vecchiezza” si intitolava un programma che abbiamo registrato quasi venti anni fa per Radio RAI insieme all’indimenticabile Paolo Poli. Sei ancora di questo parere?
Sì, penso che la vecchiezza possa ancora essere bella, nonostante gli acciacchi, le grane….Bisogna affrontarla, esorcizzarla, viverla pienamente, godere dei pochi piaceri che ti offre, “gustarla” giorno per giorno, finché dura.
James Hillman, psichiatra, scrive che la vecchiaia è quel periodo felice dove completiamo il disegno della nostra vita. Vero?
Forse è vero: la vecchiezza è il periodo felice (?), in cui completiamo il disegno della nostra vita; ma accade inconsapevolmente, a nostro dispetto.
MENABO’ ama la poesia. Posso chiederti una poesia di tua moglie Hilda, è a lei che hai dedicato anche quest’ultimo libro.
*
Nata d’agosto,
la notte delle
stelle cadenti.
volevo nuotare
come un delfino
volare come
un gabbiano
ho vissuto
come una formica,
e non per me…
quando nuoterò
e volerò
sarà nel mio
paradiso
con papà e mamma,
terremo strette
nelle grandi mani
le stelle
perché non cadano
più
nella calda notte
di San Lorenzo.
(Poesia di Hilda (1929 -1994) da Libroitaliano World – Casa Editrice Internazionale -- “ La notte di San Lorenzo”, menzione speciale al Premio di poesia di Santa Margherita Ligure 1994.)
Nato in Liguria da famiglia siciliana, e sotto il segno dello Scorpione, era inevitabile che tu amassi il mare. Quando hai scritto “Paolo Fregoso, genovese”, la rocambolesca storia di un mascalzone latino, ti sei identificato?
Immedesimato in Paolo Fregoso? No, era un personaggio incredibile del 1400 genovese, tre volte doge, due volte papabile, puttaniere, cinque figli da due donne diverse, pirata, capo della flotta papale per liberare Otranto, va e ne torna con le sue 35 navi intatte…incuriosito, persino ammirato della sua vita folle, impensabile oggi…
Tempo addietro ti assalivano attrici e cantanti, vittime del tuo fascino. Meno bene è andata lo scorso anno, quando ad aggredirti è stato un volgare scippatore. Raccontaci come è andata.
Lo scippo : Il 5 giugno 2021, uscendo dalla banca dove avevo prelevato 2000 euro, sono stato avvicinato da due individui in macchina, che evidentemente mi curavano da tempo. Mi hanno bloccato, impedendomi di andare per la mia strada; uno ha cominciato un lungo discorso senza senso, dicendo di conoscermi da tempo; ho cercato di sganciarmi, per finirla ho tirato fuori una clip che fermava alcuni biglietti in euro, circa 380. Ho fatto per dare loro 10 euro; uno mi si è avventato contro, prendendomi i soldi. Istintivamente, e senza ragionare sui miei quasi 92 anni, ho pensato che mi consideravano un vecchio rincoglionito; vecchio sì, rincoglionito no; mi sono rivoltato, ho cercato di recuperare i soldi; sono volati via due biglietti, uno da 10 e uno da 5 euro. Lo scippatore ha gridato al complice, alla guida della macchina: “Vai!”. Io mi sono buttato addosso a lui, abbracciandolo. Volevo fermarlo, farlo arrestare. La macchina ha sgommato, è partita e io sono stato trascinato a terra per alcuni metri, strusciando tutta la parte sinistra. Risultato: mi sono rotto l’anca e la spalla sinistra. Ho fatto l’operazione all’anca, messo un tutore al braccio. Un mese d’ospedale, poi lunga e dolorosa fisioterapia fatta in Liguria, nella mia casa al mare, a Chiavari, dove sono tutt’ora. La gamba ha recuperato quasi del tutto, il braccio per circa il 75 %. Ma, alla faccia dei due mascalzoni delinquenti (ovviamente impuniti), la vecchiezza può essere ancora bella…..!
“Sono un po’ stanco” mi hai detto, al ritorno da un giro del mondo per festeggiare i tuoi novanta anni. Un paese dove vorresti tornare?
Paese dove tornerei…? Forse il Giappone, che mi è piaciuto moltissimo; o forse l’America del Nord, dove sono stato due volte, ma senza riuscire a viverla e comprenderla. A proposito di viaggi, è appena uscito un mio libro: “Il giro del mondo in 80 anni: i miei piccoli, grandi viaggi”.
Come saluto, un consiglio ai lettori di MENABO’ che hanno superato i settanta anni.
Non mi sento di “pontificare” un consiglio; posso solo suggerire di vivere la vita giorno per giorno, godendo dei piccoli piaceri che ci offre, superando le difficoltà con pazienza e coraggio…Ma poi, consigli a chi ha 70 anni? Sono dei bambini, in confronto dei miei 92 compiuti il 6 novembre 2021 ! Ciao, ciao… Un abbraccio. Vito
foto dall'archivio di Vito Molinari
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