L'eterno piovere
Se avessi certezza che finita questa vita
la tua e la mia ancora fossero
la getterei via come una scorza
per abbracciare l'Eternità
If certain, when this life was out -
That your's and mine, should be -
I'd toss it yonder, like a Rind,
And take Eternity – [1]
14 Novembre 1855 [2]
Piove da tre giorni ad Amherst. Le nubi sono una coltre grigia che incombe sugli aceri e spegne i colori del paesaggio. Le querce del parco sono scosse da un vento insistente che penetra freddo tra i rami rugosi e scuote le fronde senza riposo, gli alberi sembrano giganti che agitano scompostamente le molte braccia contro il cielo, lanciano anatemi di una fragorosa protesta.
Il vento si insinua dentro la casa, fischia tra le fessure delle finestre e il soffio muove le discese delle pesanti tende damascate. Le stufe accese per fortuna riscaldano l’ambiente. Emily Dickinson nella sua stanza attraverso i vetri delle imposte guarda la Main Street deserta. Rabbrividisce. Oggi è così – nient’altro che pioggia e scrosci, uno scroscio dopo l'altro di pioggia fredda e battente. [3]
La pioggia cade insistente, a tratti rallenta, poi rinforza ricevendo dal cielo l’energia necessaria per essere ora tamburo che rulla ora galoppo di puledri, le ricorda quella che sferzava la carrozza nel viaggio del suo primo ritorno a casa dal Collegio femminile di Holyoke.
La pioggia cadeva a torrenti, il vento ululava ai lati della montagna e sulle nostre teste, i ruscelli sottostanti gonfi di pioggia scorrevano nei loro letti pietrosi da far paura, noi per niente spaventati, siamo andati avanti velocemente e presto i College e la guglia della nostra venerabile Congregazione, sono apparsi come una deliziosa visione. Mai Amherst mi era sembrata così bella e sentii il mio cuore ricolmo di gratitudine verso Dio, per avermi concesso di tornare sana e salva alla mia AMATA CASA. Presto la carrozza si fermò davanti a casa nostra ed erano tutti sulla porta a dare il benvenuto alla reduce, dalla Mamma con le lacrime agli occhi fino al Micio che manifestava una gentilezza confacente alla sua dignità. [4]
Oppure come quella che raccontava all’amica Susan Gilbert in un’altra missiva.
Oggi a casa ha piovuto – talvolta pioveva così forte che ho immaginato che tu potessi udire il ticchettio - ticchettio, ticchettio della pioggia che cadeva sulle foglie - e la fantasia mi è piaciuta così tanto, che mi sono seduta ad ascoltare - e la osservavo intensamente. [5]
Amherst è una città piovosa, si fa prima a dire quali sono i mesi in cui non piove che quelli in cui piove. Anzi può affermarsi in tutta tranquillità che non vi sono mesi in cui non piova. Non è clima per fibre fragili, per corpi teneri, per i fiori. Eppure i fiori sbocciano alla fine dell’inverno in Massachusetts, non meno che in altri luoghi, come su tutta la terra quando in primavera si risveglia. Emily dichiaratamente li ama. Così scrive ad Abiah Root, sua amica di College.
Più l’età avanza e più amo la primavera e i fiori primaverili. È così anche per te? Quando ero a casa facevo parte di svariati piacevoli gruppi, nelle nostre passeggiate, trovavamo tanti e bellissimi figli della primavera, che nomino per vedere se tu li hai mai trovati. Il corbezzolo rampicante, la lingua di vipera[6], la violetta gialla, l'anemone epatica, la sanguinaria [7], e molti altri piccoli fiori. [8]
Emily ha nostalgia dei fiori, nostalgia del sole, il tempo nuvoloso la affligge, si sente spossata dalla fatica, in questi giorni ha dovuto praticamente gestire il trasloco a Homestead, la mamma lamenta un nuovo malessere iniziato con trasferimento e, allora lei e Lavina, la cara Vinnie, sua sorella minore, hanno dovuto darsi da fare. Riassettare i mobili negli ambienti, gli oggetti nei mobili, ripulire le stanze della “ancient manson”, stanza per stanza, disporre le suppellettili, la biancheria, le stoviglie, appendere quadri, lampade e lampadari e spazzare, spazzare…
Lo racconta a suo modo in una lettera alla signora Holland.[9]
Non posso raccontare com’è avvenuto il trasloco. Preferisco non ricordarlo. Credo che i miei “effetti” siano stati trasportati in una scatola, mentre il mio “io immortale” è andato a piedi poco dopo. Io avevo fatto un piccolo elenco dei miei numerosi sensi, e anche del mio cappello e cappotto e delle mie scarpe migliori, ma si è perso nella mischia, e io sono fuori con le lanterne, a cercare me stessa.
Le facoltà che ho conservato sono così gravemente lesionate che ripararle è inutile, tuttavia ancora non posso fare a meno di ridere della mia stessa catastrofe. Immaginavo che avremmo fatto un "transito", come quello dei corpi celesti, ma siamo arrivati bagaglio dopo bagaglio, come fanno i nostri simili, finché non abbiamo realizzato compiutamente la pantomima consistente nella parola "trasloco". Mi è sembrato come se stessimo andando in Kansas, e se io fossi stata seduta su un lungo carro, con la mia famiglia legata dietro, avrei potuto credere senza dubbio d’essere in un gruppo di emigranti! Si dice che “casa è dov’è il cuore” Io credo che sia dov’è edificata la casa e si trovano le sue depandance. Tuttavia, mia cara signora Holland, devo raccontarle un’altra storia, e accantono tutte le risate per poter sospirare. Mia Madre non sta bene da quando abbiamo iniziato il trasloco, io e Vinnie abbiamo “organizzato” e io e Vinnie abbiamo “sistemato” e sempre noi ci occupiamo della casa paterna, mentre la mamma sta sdraiata in soggiorno o seduta sulla sua poltrona. [10]
Emily, già malinconica per la pioggia, è anche stanca di sfaccendare, si siede un attimo sulla sedia di camera sua a riposare, guarda le pareti spoglie e pensa che deve decorarle con alcuni quadri. Intende appendere i ritratti di Elizabeth Barret Browning e di George Eliot, i suoi scrittori preferiti, ben collocati in modo che siano visibili dal suo scrittoio, i quadri con cornice dorata e passpartout di pergamena sono già pronti per l’affissione.
E poi spera di potersi procurare il ritratto di Charles Wadsworth.[11] Vuole averlo sempre sotto gli occhi. Lui è al contempo umile e superbo, forza d’amore e ispirazione evangelica, conosciuto nel marzo del 1855, appena otto mesi prima, Charles, pastore protestante e grande predicatore, l’ha conquistata con il brillante e profondo eloquio.
Emily forse proprio in quel preciso istante - dico forse perché di certo nessuno lo sa - forse in quel preciso giorno –, quando, preda della stanchezza non ha la forza di ritrarsi o respingerlo, forse proprio per quel desiderio improvviso di contemplare l’immagine di quell’ uomo, per la nostalgia e la tenerezza che l’assalgono, così struggenti, così diverse, formula un pensiero – come una fulminazione tanto inattesa quanto sconvolgente - appartiene a Charles cuore e mente. Una rivelazione che la segnerà per la vita.
Si scrivono forse per anni Emily e il reverendo Wadsworth, lettere delle quali non sappiamo nulla. Distrutte, probabilmente, secondo i desideri di Emily, espressi sul letto di morte alla sorella Lavinia. Possiamo immaginarla Vinnie, così legata a Emily, così simile alla loro madre, davanti al patrimonio di scritture della sorella dibattersi tra il compito di esecutrice testamentaria e quello di benefattrice della letteratura. Avrà scelto l’ibrido. Tutelare il nucleo più intimo della sorella, distruggere il più caro segreto in prosa, regalare agli occhi indiscreti quello in poesia. Si è resa conto che non poteva spegnere tutta quella vitalità, l’estasi, l’immensità. In quelle parole si leggeva un mondo, nelle sue poesie era depositato uno spirito eccelso. Ha scelto di lasciare in vita “questa piccola rosa” che nessuno conosce. Ha lasciato uno spiraglio all’eternità.
[1] Poesia n. F356, anno 1862. Le poesie di Emily Dickinson non hanno titolo, pubblicate dapprima in modo frammentario, soltanto nel 1955 dallo studioso di lettere Thomas H. Johnson sono state sistemate cronologicamente, numerate e pubblicate, e successivamente, nel 1998 da Ralph W. Franklin che ha perfezionato il lavoro di Johnson, la lettera che precede il numero indica la numerazione assegnata alla poesia da quest’ultimo studioso.
[2] Nel racconto frutto di fantasia “L’Eterno piovere”, sono inseriti in corsivo stralci autentici dalle lettere di Emily Dickinson tradotte dall’autore del racconto, nelle note sono riportati i testi in lingua originale.
[3] Lettera n. 54, 5 ottobre 1851 al fratello Austin It is such a day today - nothing but rain and shower, and shower after shower of chilly pelting rain
[4] Lettera n. 20 17 gennaio 1848 a Abiah Root The rain fell in torrents and the wind howled around the sides of the mountain over our heads and the brooks below filled by the rain rushed along their pebbly beds almost frightfully, yet nothing daunted, we rode swiftly along and soon the Colleges and the spire of our venerable Meeting House, rose to my delighted vision. Never did Amherst look more lovely to me and gratitude rose in my heart to God, for granting me such a safe return to my own DEAR HOME. Soon the carriage stopped in front of our own house end all were at the door to welcome the returned one, from Mother with tears in her eyes down to Pussy who tried to look as gracious as was becoming her dignity.
[5] Lettera n. 56, 9 Ottobre1851, a Susan Gilbert To day it rained at home - sometimes it rained so hard that I fancied you could hear it's patter - patter, patter, as it fell upon the leaves - and the fancy pleased me so, that I sat and listened to it - and watched it earnestly.
[6] ofioglosso, varietà di felce ornamentale con foglia unica che contiene una spiga centrale.
[7] pianta erbacea perenne inclusa nella famiglia dei papaveri, produce piccoli fiori con 8 petali bianchi e corolla gialla.
[8] lettera n. 23, 16 maggio 1848, a Abiah Root The older I grow, the more do I love spring end spring flowers. Is it so with you? While at home there were several pleasure parties of which I was a member, end in our rambles, we found many end beautiful children of spring, which I will mention end see if you have found them. The trailing arbutus, adder's tongue, yellow violets, liver leaf, blood root end many other smaller flower..
[9] Mrs. Josiah Gilbert Holland era più anziana di Emily e sua amica dal 1953, il rapporto tra le due proseguì per anni con tranquillità, Emily le scrisse circa 90 lettere su argomenti che spaziavano dalla botanica alla cucina.
[10] lettera n. 182, presumibile data 20 gennaio 1856 a Mrs. J. G. Holland I cannot tell you how we moved. I had rather not remember. I believe my "effects" were brought in a bandbox, and the "deathless me," on foot, not many moments after. I took at the time a memorandum of my several senses, and also of my hat and coat, and my best shoes - but it was lost in the mêlée, and I am out with lanterns, looking for myself.
Such wits as I reserved, are so badly shattered that repair is useless - and still I can't help laughing at my own catastrophe. I supposed we were going to make a "transit," as heavenly bodies did - but we came budget by budget, as our fellows do, till we fulfilled the pantomime contained in the word "moved." It is a kind of gone-to-Kansas feeling, and if I sat in a long wagon, with my family tied behind, I should suppose without doubt I was a party of emigrants! They say that "home is where the heart is." I think it is where the house is, and the adjacent buildings.
But, my dear Mrs. Holland, I have another story, and lay my laughter all away, so that I can sigh. Mother has been an invalid since we came home, and Vinnie and I "regulated," and Vinnie and I "got settled," and still we keep our father's house, and mother lies upon the lounge, or sits in her easy chair.
[11] Nel 1863, George Burrowes (1811-1894), residente in California, scrisse del predicatore dottor Wadsworth "Rifugge dalla notorietà pubblica, manifestazioni pubbliche e applausi pubblici. Possiede eminentemente, tanto da essere una deficienza del suo carattere, l'insolita disposizione a sottovalutare se stesso e le sue produzioni. Non riesce a capire come possa mai essere considerato un predicatore di marchio e potere. Le folle che sono sempre state attorno al suo ministero sono solo per lui un mistero. Dopo i sermoni sotto i quali tutti i cuori in un'affollata congregazione si sciolgono e si riprendono dalle loro ansiose e perfino dolorose attenzioni con ammirazione e lacrime, lui solo si siederà sopraffatto da un senso di fallimento e di poco valore in uno sforzo così magnifico. Né questo sentimento di mancanza e di indegnità personale è una mera finzione, una manovra per suscitare espressioni di ammirazione. È una convinzione profonda e onesta, risultante da una peculiarità costituzionale che non potrà mai essere rimossa. Un'umiltà così genuina, alleata con tanta grandezza, e addolcita, non meno che approfondita, dalla grazia divina, getta un grande fascino intorno al personaggio e dona un'attrattiva che raramente si incontra in un mondo simile".
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