Mauro Germani "Prima del Sempre" – Antologia Poetica 1995-2022
Uscita nel marzo del 2024, la raccolta antologica "Prima del Sempre", di Mauro Germani (puntoacapo Editrice) è il frutto di una selezione di testi - compiuta dall'autore stesso - da cinque volumi editi nel 1995, 2002, 2008 2011 e 2016, cui sono stati aggiunti 14 inediti che hanno dato il proprio nome "Prima del Sempre", all'intera antologia. Quello che qui compirò è un breve excursus, diacronicamente fedele, finalizzato a riferire ai lettori il senso e l'orizzonte di un cammino poetico, - quello di Mauro Germani -, delle riflessioni e i luoghi concettuali di cui questa scrittura si sostanzia.
I testi che Germani ha selezionato da L'Ultimo Sguardo ( 1995 La Corte Editore) e da Luce del Volto ( 2002, Campanotto Editore), sono senz'altro definibili come prose poetiche. Prose poetiche sono quelle sin qui scelte dall'autore, per far parte di questa autoantologia. Con Livorno ( 2008, L'Arcolaio Editore), compare invece una netta prevalenza della scrittura in versi. Poesie sono infatti tutti e dieci i testi scelti da questa raccolta. Così come scritture in versi sono gli undici testi estrapolati da Terra Estrema ( 2011, L'Arcolaio Editore). Dal 2016 Germani abbandona la prosa poetica per una produzione fatta di sola poesia. Nel 2016 esce poi Voce Interrotta (Italic Pequod Editore) qui presente con 13 testi.
A concludere il cammino Prima del Sempre, quattordici componimenti inediti, elaborati tra il 2020 e il 2022.
Quello che mi è parso interessante fare è tentare di enucleare i temi ricorrenti, i luoghi fondamentali costantemente riproposti, i temi portanti di questa scrittura. Una prima guarentigia: ci troviamo, in tutto questo libro, in tutto questo cammino sviluppatosi nel corso del tempo, in questi trenta anni, sempre di fronte ad una scrittura alta, rigorosa nel tono, una riflessione incessante sulla natura, sul senso, sugli aspetti ultimi e sulle cause primigenie dell'esistenza umana, sul senso che essa può avere, può darsi.
Apriamo "Prima del Sempre": già la prima prosa poetica che incontriamo, tratta da L'Ultimo Sguardo, contiene alcuni dei topoi della parola di Germani:
Sei prima dell'alfabeto, prima del volto.Tremi nell'erba bianca dei sogni, e un respiro attraversa la valle del mondo, diviene il tuo sguardo, il silenzio di noi, ancora, nel tempo dei fuochi
Qualcosa o qualcuno percepito qui come proveniente da una dimensione sita prima del linguaggio, prima del (dei) volto (ti).Una dimensione forse meglio percepibile attraverso il sogno, una specie di forza-respiro ancestrale che attraversa il mondo portando alterità misteriose, lacerti di un altro forse primigenio mondo.
In una nota in appendice al libro intitolata "Sulla mia poesia", Germani scrive:"Ho iniziato a comporre versi da ragazzo, chiedendo alle parole tutto ciò che io stesso non capivo". E ancora:"La parola poetica sta tra due abissi:qualcosa che sta all'origine, che è prima e qualcosa che attende come un destino. In mezzo – prosegue Mauro – i sussulti, le voci, le preghiere e gli assedi del nulla, le notti a domandare, a fissare l'invisibile. Nell'attesa dell'ombra. Perché – conclude Germani – c'è sempre un'ombra tra e dentro le parole, così come c'è un'ombra che avvolge la nostra esistenza".Queste premesse teoriche hanno dato vita ad una scrittura che si caratterizza per la potenza delle immagini in una poesia organizzata anche per frammenti di intuizioni visionarie e speculative ad un tempo, visioni che sono anche stazioni di un cammino ontologico, di una narrazione precisa; visioni che, raccolta dopo raccolta, vengono - a mio parere - a comporre un unico grande libro. Un percorso, innervato dai topoi, dai motivi ricorrenti di questa scrittura: in primis l'infanzia, quella dell'autore, ma anche l'infanzia come luogo di stupore e naturalezza, luogo di ingenua intelligenza del reale.All'infanzia si collega il senso della nostalgia, il ricordo, il senso della perdita. L'infanzia come strumento anche: l'essere stati bambini come possibilità di aver amato gli echi, allora forse ancora percepibili, di una parola primigenia, una parola venuta da prima, una parola impronunciabile che però è stata amata dentro ad una nostalgia senza nome.
Anch'io guardo l'infanzia, le case appena esistenti sotto la neve, un'altalena bianca nei campi.L'ordine è adesso questo singhiozzo, l'aria che gela i canali e la piazza e soffia dov'è facile perdere, senza più remissione, come un abbraccio splendente nel vuoto (pagina 29)
Altri urgenti motivi ricorrenti, luoghi del pensiero che innervano tutte e sei le sezioni di "Prima del Sempre", sono, nell'ambito della nostalgia per la perduta infanzia, il colloquio con i genitori e con il fratello maggiore, in particolare con la madre, figura progressivamente emergente lungo tutta la diacronia del lavoro di Mauro; in particolare "Luce del Volto", la raccolta del 2002, appare incentrato sulla madre con un'intera sezione "Jl mio nome", ad ella dedicata.
Perché il tuo corpo è stato la mia casa, e il tuo sangue questa parola segreta,questo nome che ci porterà nelle onde, negli spazi aperti del cuore (pagina 59).
Perché il tuo corpo è stato la mia casa, dice il nostro autore.Una riflessione semplice se vogliamo, ma foriera di implicazioni psicologiche e ontologiche profondissime, che impongono al lettore un movimento emotivo intenso.
Anche nella sezione "Livorno" del 2008 la madre continua a presentarsi: la città toscana infatti è la città di origine di lei; città assiduamente frequentata dal nostro autore da bambino, nelle occasioni festive ed estive. Nelle poesie di "Livorno" la descrizione dei luoghi cittadini contribuisce a costruire uno stato d'animo trasmesso al lettore da testi – scrisse nella prefazione al libro del 2002 Sebastiano Aglieco – "che sembrano parlarci da un passato dove ogni cosa è avvenuta, dove nulla può essere recuperato.Non c'è – prosegue Aglieco – il rimpianto di una felicità perduta, ma la constatazione ben più radicale di una perdita".
Non c'è – non ci sarà più/ Livorno/ o forse soltanto/ qualcuno che scrive/ su un piccolo foglio,/ un'ombra lontana/ che segna,/ che macchia la terra.
In "Terra Estrema", il libro del 2011, cattura l'attenzione il motivo, presente anch'esso in tutta la produzione di Germani sin dagli esordi, ma qui forse sottolineato, del rapporto tra parola e corpo, linguaggio e fisicità, se vogliamo tra materia e spirito. Una annotazione che mi si impone è l'uso – non frequente oggi in poesia – del congiuntivo , utilizzato per esprimere una possibilità riferita al passato ed ormai irrealizzabile:
L'avessi mai capito il corpo,/ avessi mai detto/ il folgorante enigma/ della sua bellezza/ o l'abisso del suo/ occulto male.// L'avessi mai trovato/ nella luce e nella notte/ della sua carne,/ nella domanda bianca/ degli occhi/ o nei baci infermi,/ nell'orrore freddo/ della sua fine.// Avessi mai sentito/ davvero il mio cuore,/ scoperto il mio volto,/ la mia vita in lui.
"Voce Interrotta" il testo del 2016, costituisce la quinta ed ultima sezione di questa antologia, prima dei quattordici inediti finali che danno nome all'intera raccolta.Qui, nei testi selezionati da Germani, - come scrive Giovanni Nuscis nella bella postfazione che raccomando per una attenta lettura - "ci sono versi asciutti e densi, continui riferimenti a luoghi e a ricordi. Anche 'Voce Interrotta' - dice ancora Nuscis - testimonia una inesausta ricerca di senso, tra quadri di vita scarnificata e ridotta a nuda essenzialità".
Mi sono dimenticato/ sul tram/ e adesso non so/ dove andrò,/ non so la città/ che proclama/ la vita.// Sparirò nelle luci/ di tutte le sere/ nel cielo/ di tutti gli specchi// sarò un secolo/ che ha perso/ il suo nome (pagina 116)
Giunti sin qui, resta da dire dei quattordici inediti in appendice, che danno nome all'intera raccolta, "Prima del Sempre": qui torna, e sottolineo il verbo tornare, perché in realtà quello religioso è sempre stato presente come motivo ricorrente nei versi di Germani; la figura di Gesù, la riflessione su Dio per esempio,già ricorreva in alcuni testi de "L'Ultimo Sguardo" (1995) e "Luce del Volto" (2002); ma qui, in questi inediti, la dimensione religiosa diviene estremamente presente. Qui Germani cerca risposte ai suoi interrogativi di sempre, ma questa volta alla luce di una rinnovata fiducia nella fede, nella fede cristiana; alla luce di una affermata volontà di credere. Nell'ultima strofa dell'ultima poesia del libro, quella poesia che dà il nome al libro, Germani affida alla fede la possibilità di sciogliere tutti gli interrogativi che l'esistenza ha posto a lui, a noi, alla sua più che trentennale milizia poetica:
Ora aspettiamo/ nel tempo che/ incede/ l'ultimo sguardo/ e la parola più vera/ quella promessa mai/ cancellata/ il segreto/ del nostro segreto.
Mauro Germani
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