Poema della fine di Vasilisk Gnedov a cura di Mattia Tarantino
«Io credo che Gnedov abbia trovato la radice, e cioè abbia compreso quanto, questo campo di tensioni in divenire che chiamiamo “lingua” esista solamente dissolvendosi nelle proprie possibilità di combinazione. Abbia trovato, forse, l’energia potenziale e destinale alla radice di ogni parola e del suo ordine interno. In altre parole, ha scritto potenzialmente ogni cosa – o potenzialmente nulla. E io ho tradotto questa linea, esile, tra Tutto e Nulla; questo buco di potenza, questa energia che rende la poesia “dimora del possibile” (come direbbe Roland Barthes)». Mattia Tarantino |
Lascia il tuo commento