La poesia in prosa in Italia. Dal Novecento a oggi. A cura di Claudia Crocco
Alberto Cini - Contorta

La poesia in prosa in Italia. Dal Novecento a oggi. A cura di Claudia Crocco

diPasquale Vitagliano

Intervista a cura di Pasquale Vitagliano


La poesia in prosa non è un ossimoro? Cosa fa definire poesia un testo in prosa?

Ormai da tempo si identifica un testo poetico non solo in base alla presenza del verso, bensì anche per la sua capacità di produrre effetti poetici: la poeticità può derivare dal ritmo, dal ricorso a figure retoriche, ma anche solo dal contenuto e dalla struttura enunciativa del testo. In alcuni casi, sono stati gli autori stessi a rivendicare per la propria opera in prosa la definizione di poesia – è il caso dei Sillabari di Parise. Bisogna stare attenti, però, perché se si ampliano troppo i confini di ciò che può essere considerato poesia in prosa, si perde di vista la specificità di questa forma letteraria. Tornando alla domanda iniziale, per certi versi la poesia in prosa è costitutivamente un ossimoro: in ogni fase in cui emerge (ad esempio, in Italia, sia all’inizio del Novecento, sia all’inizio del secolo successivo) è una forma letteraria che nasce come reazione alla definizione dominante di poesia.


Come nasce questo genere?

In generale, la poesia in prosa moderna ha inizio con Spleen de Paris di Baudelaire (1864). In realtà la prosa di Baudelaire non nasce dal nulla: le “prepara il terreno” almeno quella di Aloysious Bertrand (Gaspard de la nuit, 1842). Più in generale, alla base dello sviluppo della poesia in prosa c’è l’idea che la poeticità di un testo non dipenda solo dall’uso del verso, della rima o di altri marcatori formali. In Italia queste idee iniziano a diffondersi con alcune traduzioni poetiche in prosa già nell’Ottocento, ma la poesia in prosa diventa una forma letteraria autonoma all’inizio del Novecento.


Chi sono i suoi principali autori?

Il più grande autore di poesia in prosa italiana, nel Novecento, è Giampiero Neri.


Può considerarsi un tentativo sperimentale di fare poesia?

Sì, decisamente. Ma può diventare anche una moda e perdere originalità, come qualsiasi altro tipo di scrittura. 


Come si rapporta con le altre forme letterarie all’interno del genere poesia?

All’inizio del Novecento, quando inizia a diffondersi in Italia, si sviluppa parallelamente al verso libero. Un secolo dopo, spesso la poesia in prosa è si accompagna a una sperimentazione che riguarda le modalità enunciative del testo, oppure a una ibridazione fra poesia e altre arti o generi. 

 

Qual è il suo attuale stato dell’arte?

Fra la fine del Novecento e l’inizio degli anni Duemila molti poeti italiani hanno iniziato a scrivere poesia in prosa, indipendentemente l’uno dall’altro: ad esempio Magrelli, Dal Bianco, Benedetti, Anedda, ma anche Raos, Broggi, Frasca. Nel secondo decennio del secolo, anche in seguito all’uscita di antologie militanti come Poeti degli anni Zero (Ponte Sisto, 2010) e Prosa in prosa (Le Lettere, 2009), si è diffusa l’idea che la versione più contemporanea ed efficace di poesia in prosa fosse la “prosa in prosa”, che in realtà è solo una delle possibilità di questa forma letteraria. Oggi la poesia in prosa è molto di moda, sia nella sua versione “avanguardista” (con molti epigoni di Prosa in prosa) sia nella sua versione più autenticamente sperimentale (testi di autori nei quali la prosa si accompagna a una riflessione sulla letteratura e sul soggetto poetico, o a una ibridazione fra generi letterari), sia come semplice testo di poesia lirica tradizionale, nella quale però non si va a capo se non alla fine del rigo tipografico.

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