Qualcosa che non potrà svanire
Per il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), l’editore Campanotto ripubblica (la prima edizione è del 1993) la raccolta di poesie, dal titolo Il ragazzo e la civetta, di uno degli allievi più promettenti di Pasolini, Bruno Bruni.
Bruno Bruni (1929-1997), nato a Santa Lucia d’Isonzo, si traferisce a Casarsa della Delizia, al seguito del padre ferroviere, nel 1936. Coetaneo e compagno di classe di Nico Naldini, studia al liceo “Jacopo Stellini” di Udine, ma, a causa della guerra, è costretto a interrompere le lezioni. A Casarsa trova in Pasolini un maestro e si forma prima nella scuoletta di Versuta e poi nell’Academiuta di Lenga Furlana che contribuisce a fondare nel 1945. Scopre così “la cultura in tutte le sue espressioni: l’arte con il pittore Federico De Rocco, la musica con la violinista slovena Pina Kalc, la scienza, la letteratura durante lezioni molto diverse da quelle tradizionali in cui spesso le materie e i temi si intersecavano in un modo che oggi si direbbe interdisciplinare e che permetteva a quei ragazzi di osservare il mondo con un approccio che apriva lo sguardo su un intero universo” spiega Annalisa Bruni, nella prefazione al libro del padre. Lezioni che Bruno Bruni così descrive:
(…)
il greco è come un canto che Giovanna
dispiega nella piccola stanza
aprendo orizzonti di conoscenza
che capisci di dover assolutamente
raggiungere e oltrepassare
Pierpaolo ti porta dolcemente
attraverso le parole dei poeti
che finalmente ti si svelano
e restano dentro di te generando
originali capacità espressive
che prima non esistevano
o non credevi di possedere
scuola di poesia
di rigore intellettuale di vita
non regole declinazioni date
nomi di fiumi a memoria ma
letture discussioni confronti
la scuola non finiva mai
al pomeriggio nei campi
per le strade del paese in bicicletta
sotto un portico continuavano
le parole a creare solide basi
per costruire la vita di ognuno
nella diversità.
Collaboratore, fin dal primo numero uscito nell’aprile del 1944, della rivista letteraria “Stroligut”, Bruno Bruni si cimenta, con esiti sorprendenti per un ragazzo di quattordici anni, nella poesia in friulano, considerato da Pasolini non un semplice dialetto, ma una lingua a tutti gli effetti, d’origine latina. I componimenti poetici ritraggono con immagini efficaci ed evocative il paesaggio campestre e la vita di paese, ma anche l’angoscia per la morte:
(…)
Sì, la muart!
i la sint tal me cuarp
pognet ta la çera,
i la sint ta li fuejs blancis
da li acassis
q’a planzin al seil vissin.
(… Sì, la morte! / la sento nel mio corpo/ steso a terra, / la sento nelle foglie bianche / delle acacie / che piangono al cielo vicino.)
Le poesie in friulano, insieme alla traduzione di una lirica di Wordsworth, compaiono nella terza parte del volume che da il titolo alla raccolta, “Il fantàt e la suvita”. Eccone un altro esempio, già uscito nell’ultimo numero dello “Stroligut” (aprile 1946):
Freida e calma l’aga dal fossàl
a semena par i çamps imbarlumìs
i so flours di spuma.
Dongia di un pissul lavadòur
do frutis a zùjn cu l’aga
e cun li frasçis dai vinçars.
Di lontàn, da li bràidis selestis
a si sint il sigà di un strop di pàssaris
ma uqì nissun al romp il silensi
di qè dos frutis q’a zùjn cu l’aga.
(Fredda e calma l’acqua del rivolo/semina pei campi abbagliati/i suoi fiori di schiuma./Presso un piccolo lavatoio/due fanciulle giocano con l’acqua/e con le fronde dei salici./Da lontano, dagli orti celesti/si sente il gridare di uno stormo di passeri;/ma qui nessuno rompe il silenzio/di quelle due fanciulle che giocano con l’acqua.)
La prima sezione del volume: “Il Timp di un Fantat” contiene Alto il pallone rimbalza, racconto in versi dell’avventura dell’Academiuta, della nascita dello “Stroligut” e della fuga di Pasolini con la madre a Roma a seguito del processo per i fatti di Ramuscello:
(…)
masticano fiele i benpensanti
presto trovano l’occasione per eliminare
dal paese la voce che sola
diceva parola di verità e di speranza
questa volta Pierpaolo
non può reggere alla canea
che gli hanno scatenato
un treno lo porterà a Roma
per dargli un altro destino
non voluto e non cercato
l’Academiuta si perde in singole
vicende dove ciascuno
percorre la sua strada
con dentro qualcosa che non potrà svanire.
Il lascito di Pasolini, infatti, è indimenticabile. Perciò la vita di Bruno Bruni sarà ricca di avventure culturali, a partire dal suo mestiere di maestro che svolgerà sviluppando il metodo dell’Academiuta “portando i bambini ai musei, creando un orto nelle aiuole intorno all’edificio scolastico, organizzando un laboratorio fotografico, ecc”. Per continuare con la sua attività di insegnante all’Istituto Magistrale; di fotografo vincitore di premi internazionali e socio del circolo fotografico “La Gondola” insieme a Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Italo Zannier; di attivista civile e politico e di poeta.
Anche politicamente Bruno Bruni segue un percorso in sintonia con quello del suo maestro. Dopo essersi unito ai partigiani per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta si impegna nel sindacato CGL Scuola e nel Movimento di Cooperazione educativa. Milita nel PCI, poi nel PDS e infine nel PD.
La seconda parte del volume, dal titolo ”Nastri della memoria”, contiene le poesie della maturità, scritte nei primi anni Novanta. Il poeta qui riflette sul suo percorso politico e umano e, nonostante le delusioni, rimane fedele ai propri ideali e al quel passato che, dentro di lui, non è mai svanito.
Ricordo quando ragazzo sedici
diciotto anni cercavo frenetico
nei libri una strada un sentiero
un viottolo anche arduo e scosceso
che conducesse alla giustizia e alla libertà
e come fu facile capire
e scegliere una volta per tutte
la rossa traccia che solcava
dall’inizio la storia (…)
così mi avviavo come potevo
con quel poco che mi era possibile
ancora fare verso la conclusione
della mia strada ed ecco ti dicono
che l’altra strada non esiste
hai camminato lungo un’illusione
fatta di nebbia e menzogne
(…)
ogni giorno qualcosa si aggiunge
per distruggere quello che resta
(…)
i giornali la televisione esplodono
fuochi pirotecnici osannando
all’unico padrone
la traccia rossa sembra scomparsa
(…)
ma quando riesco a stringere gli occhi
abbastanza per guardare in fondo
laggiù all’orizzonte
la traccia ricompare inesorabile
definitiva.
Bruno Bruni, Il ragazzo e la civetta. Percorsi di un allievo dell’Academiuta di Pasolini. Nota di Carlo Marcello Conti. Prefazione di Annalisa Bruni. Introduzione di Giuseppe Mariuz, Campanotto Editore, Pasian di Prato (UD), 2022.
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