Le scatole di Sofia - Fiaba semi seria
I volti di Roma

Le scatole di Sofia - Fiaba semi seria

diCinzia Caputo

Dolce come un fiume che scorre tra le colture dei campi, la piccola Sofia quel giorno andò a trovare la nonna, che l’accolse con tenerezza e le mostrò una stanza piena di scatole. “Resta un po’ qui, le disse, mentre io sono via. Michela guardò con curiosità tutte quelle scatole, e quando la nonna andò via, cominciò ad aprirle, alcune erano vuote, altre ripiene di vestiti ed oggetti antichi, ma la cosa che più le piaceva era proprio di aprire le scatole, come cercasse qualcosa.

 La luce filtrava attraverso i vetri un po’ appannati e ogni tanto un raggio toccava un vecchio lume, le carte colorate e poi come rapito da una nuvola si interrompeva. All’improvviso un sassolino cadde sui vetri della finestra e a Sofia sembrò che qualcuno l’avesse tirato per chiamarla e corse giù in giardino. Guardò se per caso un ragazzo facesse capolino da dietro a un albero, ma non vide nessuno. 

I sassolini non piovono dal cielo, pensò Sofia e subito prese una manciata di ghiaia e se la mise in tasca per dar battaglia, era una bambina dolce, ma anche determinata e coraggiosa. Ritornò nella sua stanza, le restava da aprire la scatola più bella e come cosparsa  da polvere di fate, uscì dalla scatola, l’immagine di una principessa, o fu solo un vecchio abito tra la polvere smossa del tempo a capitarle tra le mani, mamma, disse Sofia e l’immagine volò via, era tardi e la nonna stava per tornare, la bambina chiuse in fretta le scatole e uscì dalla stanza dei segreti. Il giorno dopo a scuola, si mise a disegnare l’immagine che aveva visto, e cominciò a raccontare di essere figlia di una principessa che in un giorno di sole era volata via, ma  i  compagni di scuola la presero in giro, allora lei se ne andò sulla riva del fiume, e seduta sul ciglio, ogni tanto lanciava un sassolino nell’acqua, questa si apriva in larghi cerchi e poi si ricomponeva.  Ad un tratto mentre gettava un altro ciottolo rotondo, con sua sorpresa il musetto di un pesciolino fece capolino tra la corrente, cosa cerchi? disse il pesciolino e la bimba rispose : io sono Sofia, la figlia della principessa volata via in un giorno di sole.  Ed io invece, sono un mago, continuò il pesciolino e sono qui per fare il bagno nel fiume, ti aspetto a Venezia, vieni a parlarmi della tua principessa. E poi si rituffo nell’acqua. 

Passarono alcuni anni e Sofia era diventata una ragazza grande, la nonna non c’era più e lei era rimasta sola, aveva fatto l’abbonamento al treno e girava per le città, forse alla ricerca della principessa e si era dimenticata del mago, gira gira, arrivò proprio a Venezia, come era grande la città e come era bella. Passeggiando tra le calle e in mezzo ai canali,   si fermò per comprare un gelato, quando un sassolino la colpì sulla testa, i sassolini non piovono dal cielo, pensò Sofia,  e si fermò a guardare chi l’avesse lanciato, mi scusi,  le disse un vecchietto, ma le mie scarpe si riempiono di sassolini e uno e volato via, sa,  rispose la ragazza, sono anni che cerco, e allora si ricordò del mago, e così  le venne spontaneo di raccontare di un pesciolino che faceva il bagno nel fiume, il vecchietto la guardò da sotto gli occhiali, e le disse : ah tu sei tu Sofia. La ragazza non fu nella pelle per la gioia e subito disse: nonno, allora tu sai dirmi perché la principessa è volata via ! Il mago fece scendere una nuvola che avvolse Sofia come un vestitino e la ragazza si trovò all’improvviso in un vecchio deposito pieno di scatole colorate, mentre il suo gelato rimase a sciogliersi in un angolo della strada. Sofia, tu porti ancora quella ghiaia che raccogliesti da bambina nel giardino della nonna? Si, rispose Sofia, e tirò fuori una piccola scatola con dentro la ghiaia. Facciamo un percorso, disse il mago, una strada lunga e piena di sassi si aprì davanti a loro, e li condusse innanzi all’ingresso di una vecchia miniera, entrarono e alle pareti scintillavano miriadi di rubini  e pietre preziose, in una piccola nicchia tempestata di gemme, apparve la principessa che Sofia, aveva tanto cercato.  Non la svegliare, disse il mago, mettile un sassolino nella bocca e parlale, mamma, disse Sofia, tutta emozionata, non lo vuoi il caffè ? Sofia, rispose la principessa dormiente, apri quell’armadio, voglio mostrarti i miei abiti, Sofia si avvicinò all’armadio, vide tanti vestiti, e le venne il desiderio di indossarli, provò il vecchio abito, quello della scatola della nonna, ma una smorfia di delusione le comparve sul volto, ma mamma mi va stretto! Allora prova il tuo, le disse,  e le mostrò un vestito da principessina, ma è ancora più piccolo, disse Sofia,  la principessa sorrise, e Sofia  guardò il mago, che annuì e allora lei calzò il suo vestitino e questo crebbe fino a che non avvolse tutto il corpo, e in quel momento una miriade di mosche senza ali cominciarono a correre  per il viso della principessa dormiente.  Cosa sono questi pensieri neri, esclamò Sofia, spaventata.  Lasciala dormire rispose il mago, quando si sveglierà prenderà il caffè, adesso anche tu sei una principessa, e con la ghiaia le fece una coroncina  che le  mise tra i capelli. Sofia  si allontanò e in punta di piedi, uscì dal suo sogno, era in bellissimo punto della città,  dove la luce del tramonto si specchiava nell’acqua del canale e si trovò tra le mani una scatolina piena di ghiaia, una pioggia sottile le cadeva sul viso. 


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