Ala di Kairos di Monica Silvestrini
La poesia contemporanea ci insegna che non tutto bisogna comprendere fino in fondo, che ogni dettaglio nominato nel verso va lasciato nel suo essere elemento di mistero e di suggestione evocativa. Le parole hanno una loro risonanza immaginale, che attraversa l’imprevedibile e l’invisibile. E’ necessario lasciarsi andare al ritmo linguistico, alla fascinazione della metafore contenute nei versi e nella silloge Ala di Kairos di Monica Silvestrini, sin dalle prime pagine, arriva con grande potenza espressiva un’atmosfera surreale e simbolica. Avon, il fiume che attraversa la città di Stratford, dove nacque Shakespeare, viene richiamato nei primi versi e fa spostare l’attenzione sui codici estetici e esistenziali del mondo anglosassone. Monica Silvestrini conosce bene la letteratura inglese e tedesca, con cui ha nutrito il suo universo fantasmatico. Usando presagi figurativi di vita e di morte, ricrea in ogni pagina un clima nordico, un perenne inverno malinconico, dove l’animo umano si immerge e affonda. Il fiume, l’oceano, il mare, la roccia, il bosco e le sue creature diventano il campo semantico dove lei costruisce e fa germogliare il suo verso. Un cosmo liquido che si anima e riverbera in una natura vegetale, animale e notturna senza tempo.
Canta la notte/ al calar di Poesia/ piange il Pino Nero/ nella Schwarzwald/ mit Kunst spazieren gehen/ la notte vagando.
La poetica del frammento, tendenza letteraria che si sviluppò nei primi anni del Novecento, ha qui uno spazio interessante e ricercato, che valorizza una voce irrazionale e onirica, prevede un insieme organizzato sapientemente di eventi nominati, un mosaico di immagini archetipiche che si intrecciano e si contaminano tra loro. La scelta del frammento potenzia una particolare visione sul reale, confusa, soggettiva e parziale, di grande seduzione. Il verso è libero e non segue nessuna metrica tradizionale. L'autobiografismo si presenta come una ricerca di allusioni interpersonali mai chiarite, un entrare ed uscire da un dialogo segreto con un tu immaginario, dai contorni smarginati e lassi. L’uso delle forme linguistiche inglesi e tedesche crea un effetto musicale di innovativa ibridazione, generando una sperimentazione semantica particolare.
Wieeinflussimflussleben/ flieβendenken unter der Brücke die Elbe/ (Emil Nolde tu sai?) Giornonotte indistiguibile nel mare-luna/ Wie ich sagte nichts-weiss-ich /come dissi nulla-so/ sono dove l’onda si liscia i capelli prima del ritorno/ se il vento la scapiglia/ spolvera le scarpe a Casanova/ er kommt zurück/ so wie Gedanken und Träume scheinen/ viaggio senza sosta dalla palette alla tela (hier liegt der Unterschied)/ indossano i pensieri make up e si fanno sogni/ di laghetti puntellate palettes bacini azzurri nel cielo/ esondano/ genera l’onda il figlio del mare/ im Bewusstseinsstrom (la spiaggia è una scusa).
La capacità di ridurre la parola poetica ad elementi essenziali offre esiti di profondo fascino, apre un portale esoterico, liberando contenuti inconsci e preconsci. Come nella tradizione della poesia decadente, si vuole descrivere l'assoluto, utilizzando un linguaggio impreciso, vago, indefinito, richiamando significati interiori e misteriosi, caratterizzati da una intensa musicalità. La parola non è più importante ai fini del significato logico, è presenza fonetica con un valore magicamente evocativo.
Nel trauma capillare/ cerca il mio corpo/ il se/ al ruscello madrigale /sotto il cielo di piombo/ il calice il rito/ non banale angolatura/ lo spigolo del pianoforte/ sorvola Ala di kairos ora/ del prigioniero l’ora
In questo testo si cita il titolo della Silloge, Ala di Kairos. Kairos è una parola polisemica, con molti significati più o meno stabiliti e coerenti. Si traduce spesso come "occasione" ma il termine racchiude molte sfaccettature, molteplici sfumature che la tradizione greca ha conosciuto e operato. Il concetto di kairos riunisce due aspetti: quello dell'azione e quello del tempo. Le sue accezioni fanno riferimento alla "misura giusta" e all'"idoneità" ma significano anche concetti prettamente temporali. Il kairos considera una visione del tempo che si concilia con l’efficacia dell'azione umana. Il kairos è un momento, indica un’azione che va compiuta "tempestivamente", senza ritardi e esitazioni. La nozione di kairos viene associata a un'epoca in Grecia, in cui l'azione umana diventa autonoma dalla volontà divina. Il concetto di Kairos è stato ripreso da filosofi contemporanei come Walter Benjamin e Giorgio Agamben. "Kairos" può voler dire che ogni uomo risponde alle sfide della vita, cogliendo l'attimo. Anche Il termine "kairos" è usato nella teologia per descrivere la forma qualitativa del tempo. Nel Nuovo Testamento kairos significa "il tempo designato nello scopo di Dio", il tempo in cui Dio agisce. Il kairos ha quindi un ampio spettro semantico. Sfugge a ogni definizione statica, è un concetto in costante movimento, perché oscilla tra due elementi: l'azione ed il tempo; la competenza e la possibilità; il generale e l'individuale. E’ spesso percepito come un periodo di crisi, una combinazione di “pericolo” e di “opportunità”. Secondo i greci antichi, Kairos era il dio del "momento passeggero". Il momento deve essere afferrato, senza perdere l’occasione. Questo atto viene simbolicamente raffigurato dal ciuffo di capelli sulla fronte della figura del dio alato che fugge. L'immagine dei capelli che erano appesi sulla fronte e della nuca calva era associata in tempi romani alla dea Fortuna, la personificazione della buona e della cattiva fortuna. Afferrata la Dea per i capelli prima che scompaia nel buio.
Appropriarsi del mezzo buio /il possesso negando allo strappo/ verso luce che il ritorno tuona/ ogni giorno senza/ e gentile/ là dove la presa inarca il vento e tesa/ ha la notte la schiena.
Allora “l’ala di Kairos” è la poesia che coglie l’attimo, sfuggendo alla comprensione comune. Indica lo sforzo tragico e liberatorio della parola di fermare il tempo e il suo mistero, rimanendo nella descrizione appannata e enigmatica. Il frammento poetico si pone nella sua struttura aforismatica come una strategia che dice e non dice, che tocca con la vertigine del suono ciò che resta inspiegabile e impenetrabile. Ciò che è occulto e oscuro diventa materiale poiematico, esplorando una dimensione arcana, ancestrale, incarnata in un’atmosfera simbolicamente ricchissima e lunare. L’io poetante non indica risposte al dilemma esistenziale ma propone una sensibilità divergente, una capacità di ascolto interiore tra gli interstizi che rimangono liberi tra ciò che è reale e visibile e ciò che è nascosto, clandestino. La ricerca della verità è accettazione di questo crinale percepibile da chi non si lascia ingabbiare dalla ragione.
Così bene ti nascondi /come nell’uovo il tuorlo/ come cuore di limbo/ o come me/ che sono la mia sonnambula.
L’intera silloge crea nell’ininterrotta visionaria declinazione di camminamenti spazio/temporali una sapienza sibillina e sfingea. In uno scenario apocalittico e distopico, il germe autodistruttivo e distruttivo che alberga nell’anima umana contagia e ammala senza speranza, sfuggendo a ogni controllo. Così emerge drammaticamente, svelando il suo segreto, la natura ferina e mortifera delle creature, di ogni creatura.
Lo senti il lupo vagare nella selva/ di lui si innamora il cuore aritmico della terra/ prometto di esserti fedele nel dolore e nella malattia/ non dissotterri il seme la tua zampa nera my womb is cold comprendi la lingua universale/ lasciai gli ultimi agnelli a pascolare/ prima che i tuoi eredi li impalmino/ istruita l’ape non ritornerà alle arnie/ socchiusa la serra non per il vento/ ma per i lupi/ tu però lasciami un luogo: il Tower Bridge/ che si levi/ quando per te svanirà il mio amore.
Sostienici
Lascia il tuo commento