Figlia di frontiere di Virginia Farina
Figlia di frontiera è l'ultimo libro, un romanzo, di Virginia Farina; già il titolo ci proietta in una realtà così vicina alla cronaca dei nostri giorni, ci racconta di una umanità che si misura con i limiti di una narrativa che fa graduatorie di qualità tra gli uomini e i valori universali che ognuno contiene in sé, almeno in germe. Il concetto di frontiera, laddove l'uomo non abbia costruito muri o esteso rotoli di filo spinato, è un concetto labile, non c'è una linea che separi il noi dal voi, solo prevenzione e pregiudizi, arrivismo e interessi economici, talvolta paura di ciò che ci oscuro.
Così difficile definire una frontiera sulle cime dei monti, quando lo sguardo ampio vede distesi aperte e non barriere. Difficile anche definire i confini tra una umanità che ha diritti e una umanità che vorremmo rassegnata e silente, priva di volontà, in supina accettazione qualche inevitabile malasorte.
Ma sbaglia, l'uomo, a pretendere privilegi. Ciò che è acquisito sottraendolo ad altri uomini non è mai senza peccato, eppure c'è una parte di umanità convinta di poter mangiare da sola con gli affamati alla finestra. Non è questo l'Uomo.
Da sempre l'uomo non si rassegna alla morte e quando è troppo povero da non avere più niente da difendere ecco che si mette in strada, consapevole dei rischi dell'andare e della morte del rimanere. È diversa la morte se si insegue una speranza, è diversa e meno amara della morte di chi ha solo prospettive disperate.
È così evidente l'orrore del rifiuto che il potere ha dovuto inventare il reato di clandestinità per condannare e inibire chi ancora osa pensare in termini di fratellanza, di soccorso e di accoglienza, ma ci sarà sempre qualcuno a testimoniare l'errore, a dimostrare che non c'è potere più forte del rispetto, dell'amore.
Leggete questo libro, fa bene all'anima.
“Non abbiamo paura perché
è con la paura che si governa un uomo
e lo si fa schiavo di un pensiero solo.
Non abbiamo paura perché
abbiamo conosciuto la semina del dolore
e il gusto crudele del suo frutto.
Non abbiamo paura perché
abbiamo perso gli occhi
dentro una miniera
e nella bufera degli inverni
abbiamo perso i piedi
sotto carichi di sale.
Non abbiamo paura perché
riconosciamo l'illusione
di chi vuol garantirci il suo domani
e siamo oggi vivi aujourd’hui
debout, la schiena dritta,
ci dichiariamo rei nel reato di esistenza
e rivendichiamo il diritto di un respiro
di un andare libero del mondo
comment la vie, soufflante.”
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