La poesia ecologica di Antonio Porta
Il treno, il lago, gli annegati,
i fili arruffati. Il ponte nella notte:
di là quella donna.
Antonio Porta
Notevole e prezioso questo saggio di Francesca Farina sul poeta contemporaneo Antonio Porta. Grande e magistrale la ricostruzione storico/letteraria di un periodo così complesso, caratterizzato dalla sperimentazione delle Neoavanguardie. La poetica del gruppo “Novissimi” viene analizzata nella sua progressiva costruzione letteraria e politica. Balestrini, Sanguineti, Pagliarani, Giuliani e Porta sono cinque giovani poeti che intendevano proporsi come “novissimi” rispetto al vecchiume accademico della poesia italiana, ancora legata ai Crepuscolari e agli Ermetici. La crisi del Neorealismo e dell’Ermetismo non era che un aspetto della crisi sociale, politica, economica e culturale del secondo dopoguerra, segnata dalla delusione politica, dal conformismo borghese, dall’opportunismo conservatore. Si stava spegnendo il fervore democratico e antifascista che aveva armato la Resistenza, diffuso gli ideali democratici e assegnato al popolo un valore storico decisivo e fondamentale. Si amplificarono i nuovi problemi dell’intellettuale moderno, imbavagliato dalla società dei consumi, corrotto dall’assegnazione di posti di lavoro nelle aziende editoriali, in radio e in televisione, all’ università.
La poesia “nova” dei “novissimi” poeti vuole la codificazione del caos, l’analisi e lo studio del disorganico, il “rispecchiamento estraniato della realtà schizomorfa”. Chiude con il momento romantico della contemplazione soggettiva dell’oggetto-natura. Nella moderna società, la relazione soggetto-oggetto è completamente assente, in quanto l’oggetto si è reso del tutto inconoscibile.
I “Novissimi” si richiamavano a Rimbaud e a Mallarmé, alle avanguardie storiche, al Futurismo, al Cubofuturismo, all’Immaginismo, al Vorticismo, al Dadaismo, al Surrealismo. Affermano che “la poesia deve consegnarsi nuda al linguaggio”. Il poeta “novissimo” dimentica la propria ideologia politica, per rivolgere l’attenzione all’aspetto strutturale, non contenutistico, della poesia. Rivoluzionare il linguaggio è dunque esigenza insopprimibile del poeta “novissimo”, che adotta un linguaggio “stravolto”, “illeggibile”, per descrivere una realtà “stravolta” e altrettanto “illeggibile”. La violenza operata sul segno rispecchia la violenza operata sull’oggetto, ricorda Francesca Farina. L’asintattismo sta a significare che il reale non è più un discorso logico, è discorso illogico, asintattico, sgrammaticato e destrutturato, fino al frastuono lessicale. Il verso, il ritmo, la musica della poesia sono stati studiati da tutti i “Novissimi”, per favorire la mutazione del linguaggio e della metrica. Proprio Antonio Porta assume “senza riserve la metrica accentuativa, come modalità di penetrazione del reale. Il poeta è un artigiano che lavora sul verso, fa poesia ecologica perché descrive, con toni catastrofici e apocalittici, i guasti che l’uomo della società dei consumi crea all’ambiente.
Francesca Farina esamina accuratamente la raccolta antologica “Quanto ho da dirvi. Poesie 1958-1975”, poesie composte in vent’anni di vita, summa dell’ intero percorso culturale.
La poesia di Antonio Porta è poesia di violenza contro la violenza. In un periodo drammatico, soltanto la “privata voce” dell’autore può denunciare l’arroganza del suo tempo.
Il poeta utilizza lo straniato frammento, il flash narrativo, la parola balbettante, il verso monco, la frase spezzata come unico modo per testimoniare e descrivere una realtà ormai ridotta a pezzi, a brandelli, a frammenti.
Dentro la ciminiera, gonfio di sonno
precipita il manovale, spezzata la catena.
La sua teoria poetica tende all’assoluta riduzione dell’io, descrivendo in modo quasi feroce ogni particolare, ogni dettaglio della realtà oggettiva. Il poeta scarta volutamente la ricerca del bello e rigetta l’applauso del lettore, cerca di provocare in lui disgusto, dolore e angoscia per ciò che scopre sulla pagina, volendo suscitare sensi di condanna per la violenza di cui è ricca la sua poesia. Qui il racconto poetico è ridotto a un frammento. Il poeta dice e poi tace. Ogni volta stravolge il tutto, per rispecchiare una realtà materiale, corporea, estremamente complessa. La violenza è più che mai presente, è “la macchina” che si accanisce sulle persone, sulle creature viventi, sui deboli e gli indifesi.
Avvertimento utile: la società
materasso, gommapiuma, carta
assorbente. Pedate con rabbia e macchie
d’inchiostro: il poeta scatta
di forza, approda tra i nemici
Francesca Farina esamina in modo dettagliato una serie di testi dove la negazione è “oppositiva”. Infatti la poesia di Porta è lotta disperante al “sistema” codificato, a qualsiasi “ordine” acquisito senza verifica, a qualsiasi sistema linguistico e culturale. Le cose non sono cambiate, afferma il poeta, occorre stare in guardia, denunciare il reale mutamento della società, che scivola verso l’entropia. Il poeta si oppone alla “società e alle sue leggende”, “all’angoscia nel presente momento”. La Neoavanguardia, anticipa i tempi, avverte la trasformazione culturale e politica. Sta arrivando un nuovo “disordine”, un nuovo caos oppositivo. Siamo alla vigilia degli anni settanta. Crollano tutti i valori, la Storia diventa sfacelo, la parola registra questa crisi ma il desiderio di dire non si esaurisce. “La rivoluzione fallisce di continuo” e nel secolo “non c’è scelta”, e poi “non si vede nulla”, “tutto è falso”, “sono anni da dimenticare”, i giorni hanno un significato che non si conosce. E’ il trionfo della negatività, afferma Farina. Anche gli oggetti, gli animali e i vegetali sono vittime innocenti di questa violenza distruttiva della società consumistica, diventano metafore di una realtà cannibale e assassina, che tutto nullifica e annienta. L’arte può solo registrare il caos, rispecchiare questo disordine, cercando il suo ritmo.
senza concezione, senza misura, senza forma,
senza metro, senza progetto, senza costruzio
ne, senza matrice, senza materia, senza mat
eriale, senza spazio, senza vuoto, senza st
abilità, ciò che congiunge, ciò che separa,
che raccoglie acqua in un setaccio, con una
concezione, con una misura, con una forma,
con un metro, con un progetto, con una cost
ruzione, con la matrice, con la materia, con
il materiale, poiché ha spazio, ha vuoto, è
stabilità, poiché è instabile, è vuoto, ciò
che è l’acqua, senza vuoto, senza pieno,
senza congiunzioni, un numero come l’altro o.
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