Le forme della natura, i colori della narrazione
Sfogliando “Prossimità e lontananza”di Elio Scarciglia, immagino un avventurarmi, passo dopo passo, in un itinerario di forme naturali, rielaborate dall’autore attraverso luci dense e rarefatte, rappresentazioni dell’immaginazione dell’artista.
Fotografo, regista, documentarista pluripremiato, Elio Scarciglia osserva la realtà e la ricostruisce con la fantasia, ricreando le emozioni e le sensazioni catturate attraverso lo scatto sapiente.
Prima parte del percorso: cado nell’oscurità
Il mio viaggio ‘iniziatico’ parte da un luogo buio, come il misterioso buco in cui scivola Alice di Lewis Carroll, quando si addormenta per la noia di una giornata monotona e si risveglia nel pozzo infinito dell’avventura sorprendente.
La prima che incontro, a squarciare l’oscurità del pozzo, è una gigantesca mela verde, rugiadosa, sensuale, succosa pur se acerba, e la foglia scura che la incornicia è screziata, matura, vuole parlarmi, raccontarmi la storia del frutto che accompagna. Continuo a cadere nell’oscurità densa e incontro un miracolo di papaveri svettanti, accesi, immobili ma danzanti. Veri o finti? I petali simili a carta velina, gli steli luminosi e in penombra, il pistillo nero mi osserva. Il gioco di purpureo e nero attraversa le foglie caduche, puntiformi, che si stagliano accese nei contorni e maculate. Penetro nel cuore della foglia e ne percorro le venature, mi immergo nella sua sostanza sanguigna. Senza la pelle, l’essenza della foglia è piena luce, bianca e colorata. Entro in una natura morta caravaggesca, di cui assaggerei volentieri i frutti, se non fossero più grandi di me, sovrastandomi. Interi o spezzati, a rivelare il segreto delle loro infinite sfumature, delle essenze profumate che sprigionano alla vista. I peperoncini replicano l’intensità del rosso, profili di Pulcinella scherzosi, silenziosi, piccoli esseri amichevoli, con becchi verdi inclinati. Cado sulla melagrana squarciata, i chicchi sfusi, raccolti, luminosi. Gli spicchi d’aglio hanno un vestito ampio, zigrinato, bianco e dorato, liscio e arruffato. In lontananza, evanescente, un fantasma verde, vetroso, mi appare.
Seconda parte del percorso: all’aperto
Esterno giorno, in un bosco autunnale, posso finalmente passeggiare in piano. Qui , il bianco e nero è ammorbidito da una tonalità calda, materica. Gli alberi che incontro, riuniti a macchia, isolati, centrali, hanno tutti una storia, che non so immaginare ma che mi trasmettono con il variare dei rami, su cui in lontananza si può posare un uccellino solitario, creando parole sempre nuove, col mutare dell’ora, della luce, dello sguardo. O con le radici del tronco bombato, che affondano in acque percorse da vivaci anatre. I rami sottili di un altro albero, più alto, romantico, spoglio, lasciano spiccare la luna, di un rosa avvolgente, mi culla e mi addormenta, in attesa del giorno.
Distese collinari mi chiamano, tonalità che variano creano un puzzle di segmenti terrosi, intervallati da sciami arborei, di cui si nutre lo sguardo. La casa senza cielo in cima alla collina mi attende per una sosta. La linea dei cipressi mi conduce.
Qui la terra è ondulata, multiforme, ondivaga, crea nuove alternanze di luci, sfumature d’ombra. Ecco gli alberi novembrini, le foglie giallo oro si fanno avanti, annunciano rami variegati e spogli, tronchi sfumati o vividi. Scorgo in lontananza abitazioni simili a trulli, dove la terra trasmuta il giallo in ocra. Una volta raggiunte, mi riparerò dalla solarità, ora intensa, diffusa, quasi accecante. L’albero in primo piano, centrale, mi offre la sua ombra, a me prossima.
L’emozione di questo percorso dall’interno all’esterno, dal vicino o vicinissimo al lontano, attraverso forme e colori vissuti e rielaborati dal punto di vista fotografico, intensamente poetico, di Elio Scarciglia, lascia un’impronta nitida, una rappresentazione della natura non oggettivata ma ricreata dallo sguardo di chi ne ha raccolto la più intima narrazione.
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