Piergiorgio Viti - Ritratti senza andare a capo
Deliziosi questi “Ritratti senza andare a capo” di Piergiorgio Viti con i disegni di Peter Bartlett, usciti nel 2021 nella collana “Le avventurine” di Terra d’Ulivi Edizioni.
Con sapienza poetica ed essenzialità, così come gli eschimesi usano novantanove parole per dire: ecco, la neve,
o come ha fatto la Yourcenar con “I trentatré nomi di Dio”, l’autore declina in quarantanove ritratti un TU soave e debordante, seminante e luminoso, appunto senza andare a capo, perché certe cose vanno dette tutte d’un fiato.
Molto attento ai sentimenti, alle emozioni pure ed essenziali, come le tenerezze, il volersi bene, l’aspettarsi, il mancarsi, il desiderio di stilare contratti d’affetto, gli abbracci, Viti si prende il tempo, pagina dopo pagina, per delineare un essere dotato di poteri straordinari:
Tu che con un battito di ciglia hai annesso il Lombardo-Veneto
Tu che propaghi l’om all’infinito
Tu che di giorno agglutini pensieri, poi di notte li fai volare nella stanza
Il tratto sottile di Peter Bartlett ci fa immergere in una dimensione onirica, ludica ed a tratti erotica che rende il percorso estremamente avvincente anche dal punto di vista estetico.
La donna è qui intrisa di umanità e realtà, è una donna che va dal fruttivendolo e cerca le ciabatte per casa eppure, in ogni suo gesto, è assolutamente unica.
Non esiste il tempo in questo libro, tutto avviene hic et nunc in forma di contemplazione; la parola, come il poeta stesso dice, è votiva, e si potrebbe quasi immaginare che nello stesso momento in cui si pronuncia il verso come una formula magica, esso riesca a plasmare l’oggetto d’amore e lo renda reale. I Ritratti si trasformano meravigliosamente in uno stillare, goccia a goccia (e ogni goccia ha un suo particolare suono inconfondibile) per quarantanove volte, una donna. La donna.
La ricerca linguistica è sofisticata e questo si deduce dalla presenza del verbo enallumini del Cantico delle Creature
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, / per lo quale ennallumini la nocte: / ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Questo immaginare il “sorriso a mille watt” dell’amata, che illumina le penombre come fa il fuoco nella notte, testimonia ancora una volta il processo di angelicazione che è però sempre tutto umano.
L’amata ha una funzione salvifica e può sanare le inquietudini, placare le paure, sciogliere l’eccesso di pensieri del poeta.
Ci sono provenzalismi, arcaismi, tecnicismi e neologismi disseminati nei Ritratti che denotano la dimestichezza dell’autore con le letterature del passato.
È presente nel contempo una certa levità, un galleggiamento del componimento all’interno della pagina bianca, che testimonia il percorso tra l’amore e la vita e fa tornare in mente i versi di Paul Valéry:
“Il faut être léger comme l’oiseau, et non comme la plume”
citati nel celeberrimo saggio “La leggerezza” di I. Calvino. Non basta certo essere leggeri per fare poesia, e i poeti questo lo sanno bene, bisogna essere consapevoli della leggerezza, decidere di volta in volta il peso da dare alle parole togliendo il superfluo, scartando gli avanzi, scartavetrando i versi.
In fondo un poeta non è molto diverso da un climber, un appassionato di arrampicata, che deve percepirsi sempre e comunque leggero “comme un oiseau” e inventare la propria leggerezza per scalare la roccia, altrimenti cadrà irrimediabilmente, seppur lievemente, ondeggiando come una piuma e senza consapevolezza della sua levità. O peggio, non riuscirà a sollevarsi.
Sempre per Terra d’ulivi è uscito “Quando l’aria aveva paura di Nureyev”, inno alla leggerezza, dedicato “a quelli che vivono in punta di piedi”, e qui è presto immaginato Cavalcanti che salta tra le arche, “colui che leggerissimo era, prese un salto e fussi gittato dall’altra parte, e sviluppatosi da loro se n’andò”.
Piergiorgio Viti è marchigiano, insegna lettere e frequenta la poesia da molto tempo. Nel 2020 ha partecipato al 3° Festival della Poesia di Patrasso in Grecia, su invito del poeta Sotirios Pastakas, e al progetto “Infusions poétiques” in Francia, dell’artista Cécile A. Holdban. È ideatore di Versus, festival di confronti poetici a Recanati e collabora con artisti contemporanei quali Peter Bartlett, John Hewitt, Emilio Sgorbati e Rita Vitali Rosati. Grande è la sua predilezione per il teatro e le traduzioni.
Proficua è dunque stata questa collaborazione con Peter Bartlett, classe 1953, artista traferitosi in Italia nel 1998 che predilige il collage e lavora ad una sintesi tra la tradizione medievale e rinascimentale e la ricerca contemporanea.
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