L'idrogeno dolce delle parole ... aspettando l'eternità
Riportiamo i versi che Borce Panov ha scritto durante il primo isolamento pandemico dove l'autore s'interroga su quella che definisce l'Apocalisse, prevede il ritorno a tempi bui, precedenti la creazione. Solo la parola lo conforta e lo proietta in una dimensione onirica, in cui la rinascita è ancora possibile.
THE TOWER OF BABEL
Above a little and forgotten room - on the bottom of the Earth,
the sky is like the Tower of Babel
cities - placed on the top of each other and linked in non-reaching rings
rising endlessly. The heights on the top
speak one language only. In that little room, oh dear God,
I convinced myself that You are that language
that has got the words that we dream in, sometimes,
and we wake up more or less occasionally. I wondered,
when did clay start to grow in my mouth,
and moss on my tongue as well and
when will the past and the future stop hurting me
like the ball-and-socket joint that rubs itself without the cartilage of the presence?
And I wondered, could you, oh dear God,
dream in my words,
and could I wake up myself into yours at least once?
Suddenly, a bird hit the glass.
The sky is here, as well, I encouraged myself, and I opened the window…
LA TORRE DI BABELE
Su una stanzetta dimenticata - sul fondo della Terra,
il cielo è come la Torre di Babele
le città - poste l'una sull'altra e collegate in anelli non raggiungibili
aumentano all'infinito.
Le altezze in cima
parlano una sola lingua. In quella stanzetta, o mio Dio,
mi sono convinto che Tu sei quella lingua
che ha le parole in cui sogniamo, a volte,
e in cui ci svegliamo ogni tanto.
Mi chiedevo,
quando l'argilla ha cominciato a crescere nella mia bocca,
e anche il muschio sulla mia lingua
e quando il passato e il futuro smetteranno di ferirmi
come l'articolazione sferica che si strofina senza la cartilagine della presenza?
E mi chiedevo, potresti, oh mio Dio,
sognare con le mie parole,
e potrei svegliarmi nelle tue almeno una volta?
Improvvisamente, un uccello ha colpito il vetro.
Il cielo è qui, mi sono fatto coraggio e ho aperto la finestra...
THE SKELETON OF THE FUTURE
the space elongates through the windows
the sky plumb bob falls and breaks the three dots
at the end of the sentence of the horizon
the chisel falls from my hands too
the chisel with which I chip the stones of the dream
a man should stop for a moment
to see the creations of his breath
with curtains blown like white sails
my rooms sail on the blue line of the morning
behind the three dots of the time and the space
people sleep waiting forf the eternity
the wind is winded up like a spring
in the mechanical toy of the apocalypse
the owl of the prehistory lands at the book shelves
and the tyrannosauruses and the reptiles
still hunt the daylight from our eyes
in the deepest night of our fear
the prayer is like a trap of eyelashes
in which we hold the Sun just for a moment
while a bridge like a deer jumps from our side
over the fog from which all the war moles
come out one by one
and the sleepwalkers are returning to us
like a boomerang of the dream.
the theatre of our faces hovers down
the walls of the lashes separate us from a world
in which memories are clepsydra of the delusions
sayng that we die being immortal
with all the scenes of catharsis
in which we don’t recognize the hell we have created
while the mechanical key of the wind unscrews itself
the labyrinth of the deceit is a house of a snail
in his spiral we return to the beginning of Creation
and we wonder
why are we striving to be winners
to snatch everything before others
while from lips to lips the words travel
with all sky lines of the arrivals and the departures
while our shadows congeal on the skeleton of the future
and we believe we have created time.
LO SCHELETRO DEL FUTURO
lo spazio si allunga attraverso le finestre
il filo a piombo del cielo cade e rompe
i tre punti alla fine dell'orizzonte
anche lo scalpello con cui scheggio le pietre del sogno
cade dalle mie mani
l’uomo dovrebbe fermarsi un momento
per vedere le creazioni del suo respiro
con le tende sventolanti come vele bianche
le mie stanze navigano sulla linea azzurra del mattino
dietro i tre punti del tempo e dello spazio
la gente dorme aspettando l'eternità
il vento è teso come una molla
nel gioco meccanico dell'apocalisse
il gufo della preistoria atterra sugli scaffali dei libri
e i tirannosauri e i rettili
cacciano ancora la luce del giorno dai nostri occhi
nella notte più profonda della nostra paura
la preghiera è come una trappola per le ciglia
in cui tratteniamo il Sole solo per un momento
mentre un ponte come un cervo salta dalla nostra parte
sopra la nebbia da cui tutte le talpe di guerra
escono una ad una
e i sonnambuli stanno tornando da noi
come un boomerang del sogno.
il teatro dei nostri volti aleggia
sulle sopracciglia e ci separano da un mondo
in cui i ricordi sono clessidra delle delusioni
stanno dicendoci che moriremo essendo immortali
con tutte le scene di catarsi
in cui non riconosceremo l'inferno che abbiamo creato
mentre la chiave meccanica del vento si svita
il labirinto dell'inganno è un guscio di lumaca
nella sua spirale torniamo all'inizio della Creazione
e ci chiediamo
perché ci sforziamo di essere vincitori
per raggiungere tutto prima degli altri
mentre di labbra in labbra viaggiano le parole
con tutte le linee del cielo degli arrivi e delle partenze
mentre le nostre ombre si congelano
sullo scheletro del futuro
e crediamo di aver creato il tempo.
THE SOFT HYDROGEN OF THE WORDS
No one knows
when the silence will condense its annual ring
in the wood of my prayer
no one knows
that when I drink joy
I run and I run,
and the sorrow follows me slowly
and it overtakes me - drunk of love
no one knows
that I constantly imagine a wind
and I let the idea
blow through the dreams’ hands
no one knows
that one “I” is constantly begging me
to let the lake of desires go,
and I ask him how will we survive the silence
without which the water will not be burning anymore,
if we know that the hydrogen gets softer,
and the oxygen
raises the flame of our lives
lit by the atoms of the dreams...
L'IDROGENO DOLCE DELLE PAROLE
Nessuno sa
quando il silenzio condenserà il suo anello annuale
nel bosco della mia preghiera
nessuno sa
che quando bevo gioia
corro sempre più,
e il dolore mi segue lentamente
e mi raggiunge, ebbro d'amore
nessuno sa
che immagino costantemente un vento
e ho permesso a un'idea
di soffiare tra i sogni
nessuno sa che
quell'unico “io” mi supplica costantemente
di lasciare andare i desideri,
e gli chiedo come sopravviveremo al silenzio
senza il quale l'acqua non brucerà più,
se sappiamo che l'idrogeno diventa più morbido,
e l'ossigeno
accende la fiamma della nostra vita
illuminata dagli atomi dei sogni...
Borce Panov è nato il 27 settembre 1961 a Radovish, nella Repubblica della Macedonia del Nord. Si è laureato al ''Sts. Cyril and Methodius'' Università di Skopje in Macedone e lingue slave meridionali (1986). È membro della “Macedonian Writers’ Association” dal 1998. Ha pubblicato diverse opere in versi e la sua poesia è stata inclusa in numerose antologie e riviste non solo letterarie sia in patria che all'estero e i suoi lavori sono stati tradotti in inglese, ucraino, sloveno, serbo, croato, bulgaro, francese, catalano, mongolo, albanese, rumeno, polacco, e lingua danese. Panov lavora come consigliere per la cultura e l'istruzione presso il comune di Radovish, ed è anche coordinatore artistico per il "Festival internazionale della poesia di Karamanov", che si tiene ogni anno a Radovish. Questi testi sono tratti dalla silloge “Scultura del Respiro” tradotta in italiano da Claudia Piccinno.
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