Sophia de Mello Breyner Andresen
Sophia de Mello Breyner Andresen (1919-2004) è stata una delle più grandi poetesse portoghesi del secolo scorso, unica donna – dopo la brasiliana Rachel de Queiroz- a vincere il prestigioso premio Camões (1999), il più importante riconoscimento letterario per gli autori di lingua portoghese. Discendente, dal lato paterno, da una famiglia di origini danesi, Sophia nacque e trascorse la sua infanzia a Porto. Nel 1939-1940 studiò Filologia classica all'Università di Lisbona, negli stessi anni divenne leader del movimento studentesco cattolico e iniziò a pubblicare i suoi primi versi.
Dopo il suo matrimonio, avvenuto nel 1946, si trasferì definitivamente a Lisbona. Madre di cinque figli, proprio per loro iniziò a scrivere storie per bambini che prestò riscossero grande successo in tutto il paese. Oltre alla letteratura per bambini, Sophia fu autrice anche di racconti, articoli, saggi e scrisse per il teatro; tradusse Euripide, Shakespeare, Claudel, Dante e, in francese, alcuni poeti portoghesi.
Sin da giovane si oppose attivamente al regime di Salazar, denunciando tanto lui quanto i suoi seguaci. Fece parte dei movimenti cattolici contro il regime, e fu fra i firmatari della "Lettera dei 101 cattolici" contro la guerra coloniale e il sostegno della Chiesa cattolica alla politica di Salazar. Dopo la Rivoluzione dei garofani (25 aprile 1974), che portò alla fine della dittatura, fu eletta all'Assemblea Costituente, in una lista del Partito Socialista ma lasciò presto la politica per tornare alla letteratura, scelta che le consentì di essere insignita di numerosi prestigiosi premi, anche in Francia e Spagna e di essere tradotta in diverse lingue.
Con un linguaggio poetico trasparente e intimo, allo stesso tempo ancorato agli antichi miti classici, Sophia de Mello Breyner evoca nei suoi versi oggetti, cose, esseri, mari, giorni. Claudio Trognoni, nella postfazione del libro “Il giardino di Sophia” ha scritto: «La poesia di Sophia è un esempio luminoso di incontro tra tradizione atlantica di stampo lusitano e radici classiche e mediterranee, di feconda fusione tra umanesimo cristiano e istanze sociali, il tutto nel quadro di un rigore tecnico e di una depurazione lessematica ineccepibili.»
Sophia, che parli di un popolo, di una notte o di una spiaggia, le sue immagini arrivano come la rivelazione di sentimenti universali e, come solo la vera poesia sa fare, offrono le parole per spiegare quello che tante volte si è provato senza saperlo, senza ricordarlo.
ESCUTO
Escuto mas não sei
Se o que oiço è silȇncio
Ou deus
Escuto sem saber se estou ouvindo
O ressoar das planìcies do vazio
Ou a consciȇncia atenta
Que nos confins do universo
Me decifra e fita
Apenas sei que caminho como que
É olhado amado e conhecido
E por isso em cada gesto ponho
Solenidade e risco.
ASCOLTO
Ascolto ma non so
Se ciò che sento è silenzio
O dio
Ascolto senza sapere se sto sentendo
Il risuonare delle pianure del vuoto
O la coscienza attenta
Che nei confini dell’universo
Mi decifra e fissa
So appena che cammino come chi
È guardato amato e conosciuto
E per questo in ogni gesto metto
Solennità e rischio.
Fu studiosa e grande conoscitrice della cultura greca e ciò traspare all’interno di tutta la sua produzione poetica, da O dia do Mar (1947) e O Nome das Coisas, (1977) a Dual, (1972); da O Tempo dividido (1954) e Geografia (1967) a Livro Sexto (1962), solo per citare alcune raccolte di versi.
ANTINOO
Sob o peso nocturno dos cabelos
Ou sob a lua divina do teu ombro
Procurei a ordem intacta do mundo
A palavra não ouvida
Longamente sob o fogo ou sob o vidro
Procurei no teu rosto
A revelação dos deuses que não sei
Porém passaste através de mim
Como passamos através da sombra
ANTINOO
Sotto il peso notturno dei capelli
O sotto la luna divina della tua spalla
Ho cercato l'ordine intatto del mondo
La parola inascoltata
A lungo sotto il fuoco o sotto il vetro
Ho cercato nel tuo viso
La rivelazione degli dèi che non so
Ma sei passato attraverso di me
Come passammo attraverso l'ombra
Al pari di Antinoo, particolarmente interessanti sono testi come Lusitânia. Qui, in poche righe, l’autrice descrive la vita dei pescatori portoghesi, le abitudini semplici di questa gente cresciuta davanti all’oceano. Un’esistenza fatta di duro lavoro e poco cibo, eppure capace di trovare nella bellezza della natura, la consolazione e lo stupore della vita.
LUSITÂNIA
Os que avançam de frente para o mar
E nele enterram como uma aguda faca
A proa negra dos seus barcos
Vivem de pouco pão e de luar.
LUSITANIA
Quelli che avanzano verso il mare
E vi seppelliscono come un coltello affilato
La nera prua delle loro barche
Vivono di poco pane e del chiaro di luna.
A tutti i portoghesi è poi dedicata 25 de Abril, un canto sulla fine della dittatura. Poesia che l’autrice aveva a lungo aspettato di scrivere, nella quale l’alba di un giorno libero corrisponde alla possibilità di scegliere, di esprimersi dopo quarant’anni di repressione e “silenzio”.
25 DE ABRIL
Esta é a madrugada que eu esperava
O dia inicial inteiro e limpo
Onde emergimos da noite e do silêncio
E livres habitamos a substância do tempo
25 APRILE
Questa è l'alba che stavo aspettando
Il primo giorno intero e pulito
In cui emergiamo dalla notte e dal silenzio
E liberi abitiamo la sostanza del tempo
Un altro testo che testimonia la spinta dell’autrice alla critica delle ingiustizie sociali, degli abusi e della violenza è Cantata da Paz pubblicato in Canções com Aroma de Abril” (1994), una condanna delle guerre e dell’indifferenza che troppo spesso la circonda.
CANTATA DA PAZ Vem os, ouvimos e lemos Não podemos ignorar Vemos, ouvimos e lemos Não podemos ignorar Vemos, ouvimos e lemos Relatórios da fome O caminho da injustiça A linguagem do terror A bomba de Hiroshima Vergonha de nós todos Reduziu a cinzas A carne das crianças D’África e Vietname Sobe a lamentação Dos povos destruídos Dos povos destroçados Nada pode apagar O concerto dos gritos O nosso tempo é Pecado organizado. | LA CANTATA DELLA PACE Vediamo, ascoltiamo e leggiamo Non possiamo ignorare Vediamo, ascoltiamo e leggiamo Non possiamo ignorare Vediamo, ascoltiamo e leggiamo Rapporti sulla fame La via dell'ingiustizia Il linguaggio del terrore La bomba di Hiroshima Vergogna per tutti noi Ridusse in cenere La carne dei bambini Dall’ Africa e dal Vietnam Sale il lamento Dei popoli distrutti Dei popoli frantumati Niente può cancellare Il concerto delle urla Il nostro tempo è Peccato organizzato. |
A proposito della poesia di Sophia, Robberto Maggiani scrive: “vi è in essa una decisa volontà a mettere in evidenza gli scostamenti dalla giustizia sociale e dall’equità… [nei suoi versi] è innegabile il risplendere della più sublime poesia che travalica ogni contesto sociale, culturale e storico per farsi universale.” Questa sua capacità di universalizzare i suoi versi è particolarmente evidente nei testi dedicati al mare. Si può dire che la sua poesia è soprattutto la poesia del suono del mare.
MAR I De todos os cantos do mundo Amo com um amor mais forte e mais profundo Aquela praia extasiada e nua, Onde me uni ao mar, ao vento e à lua. II Cheiro a terra as árvores e o vento Que a Primaveira enche de perfumes Mas neles só quero e só procuro A selvagem exalaçao das ondas Subindo para os astros como um grito puro. | MARE I Di tutti gli angoli del mondo Amo con un amore più forte e più profondo Quella spiaggia estatica e nuda, Dove mi unii al mare, al vento e alla luna. II Sento l'odore della terra, degli alberi e del vento Che la primavera riempie di profumi Ma in loro solo voglio e solo cerco La selvaggia esalazione delle onde Che vola verso le stelle come un puro urlo. |
Foto di Angelica Fei Barberini
AS ONDAS As ondas quebravam uma a uma Eu estava só com a aria e com a espuma Do mar que cantava só para mim. | LE ONDE
Io stavo sola con la sabbia e con la spuma Del mare che cantava soltanto per me. |
Foto di Angelica Fei Barberini
Secondo Sophia de Mello Breyner Andresen, la poesia è qualcosa che “accade” e a tal proposito, una volta ha raccontato:“Ho trovato la poesia prima di sapere che esistesse la letteratura. Pensavo addirittura che le poesie non fossero state scritte da nessuno, che esistessero in sé stesse, per sé stesse, che fossero come un elemento del naturale, che fossero sospese immanentemente (…). È difficile descrivere il realizzarsi di una poesia. C'è sempre una parte che non voglio distinguere, una parte che si svolge in una zona in cui io non vedo”.
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