'Transiti' di Zara Finzi, scatti del pensiero dell'istante
Stefano Negri, India

'Transiti' di Zara Finzi, scatti del pensiero dell'istante

diStefano Iori

Zara Finzi è poetessa dell'essere sul punto di... I suoi ultimi versi sono infatti pubblicati in una silloge che si intitola Transiti, ovvero attimi di passaggio, di mutamento e di nuova consapevolezza in progress. Le poesie sono scatti del pensiero dell'istante, maturato però, e lo si legge in filigrana, da sapienza acquisita, sapienza poetica. E dico poetica poiché si tratta di versi che scavalcano la realtà trasportando il lettore nella dimensione di un'altra realtà, quella poetica, appunto. Qualcosa di più della “semplice” realtà. Questi tratti connotativi di Zara Finzi la pongono in due distinte apparenze letterarie, entrambe ben presenti nella raccolta Transiti. Da un lato c'è il pensiero ebraico che, come si sa, è dinamicissimo, costantemente in ebollizione, fuori di questo mondo, dentro il mondo futuro e di nuovo fuori e dentro. Si tratta di un pensiero, assimilato da Zara in virtù della sua genìa ebraica, che vede il soggetto, pensante e scrivente, stare sempre sulla soglia, anzi, valicare avanti e indietro questo confine che separa i ricordi dalla speranza, il passato da ciò che ancora non è. Sempre pronti a lasciare la nostra terra (E il Signore disse ad Abramo: vai, vattene (lech lecha) dalla tua terra, dalla tua patria, dalla casa di tuo padre) per affrontare altri luoghi e altre persone che saranno sempre incompiuti. Il passato risulta addirittura reinventabile in tal modo, per arrivare a costituire un oggi che è già domani. Il domani ebraico è vissuto come artificio mentale, come epidermide di una ideazione che si muove vorticosamente nel silenzio assorto, sottile, svuotato, del transito. Un silenzio che trova voce solo nella poesia.

L'altra apparenza letteraria è squisitamente poetico-linguistica. E ci dice che la poesia è necessaria in quanto alternativa al dire, e soprattutto al pensare comune.

Chiudo il mio prologo citando Daniele Barbieri che nella prefazione al libro scrive: "Rimane, alla lettura di queste poesie, un senso costante e leggero di disagio, come un'impossibilità di arrivare a risoluzione; come un'incertezza sistematica, per cui qualsiasi verità assodata può essere messa in dubbio, persino l'amore, persino gli affetti".

Credo che Barbieri sia giunto con la sua frase alle immediate conseguenze di ciò che ho prima delineato. Incertezza, dubbio, indeterminatezza. Transito, appunto, che portandoci un fiato avanto ciò che siamo, ci dice ciò che saremo ma che ancora è per noi indefinibile.

È la luce-ombra di noi stessi che viaggia lungo i versi di Zara Finzi e che cresce con le sue poesie.

 

dimmi dove

cercare ancora una

rima, se la

carta si affranca

e vola via per

incunearsi nella notte piena

nelle vigilie

 

Zara Finzi, di origine mantovana, con la guida di Luciano Anceschi si è laureata a Bologna, dove vive ed opera. Ha pubblicato, tra gli altri, i volumi Gemente seflente (Centauro 2001) con introduzione di Ezio Raimondi, Il trimestre mancante (Il girasole 2005), La porta della notte (Manni 2008), Compensazioni (Raffaelli 2011) e due plaquettes (Pulcinoelefante 2005 e 2006). Suoi testi compaiono su “Poesia”, “Le Voci della Luna”, “Graphie”, e in varie antologie fra cui Cinque anni dopo il duemila (Giraldi 2005), Laboratorio di parole (Pendragon 2006), Caleidoscopio (Pontegobbo 2010).

La raccolta Transiti è pubblicata da Manni (2022), casa editrice che, della stessa autrice, ha proposto al pubblico, negli ultimi anni, le sillogi Le forme della neve (2018) e Spazio/Tempo/Piatto (2020).

 

è così rapido l’essenziale che

accade all’improvviso, poi

se ne va in fretta come il tordo

a luglio. e

non sai mai se il primo sia l

ultimo o l’ultimo il primo



La seconda edizione del premio di Terra d'ulivi il 4 giugno a Lecce nella Sala conferenze del ex Convento dei Teatini dalle ore 18,30

per la proclamazione del vincitore Lino Angiuli



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