
Un gioco di tagli fino all’atomo della parola
“In quei giorni, all’età di due anni, probabilmente sono diventato poeta. La poesia è gioco ed enigma. La dolcezza della madre, la sua violenza, i suoi pensieri imperscrutabili” (dall’introduzione a Scarti alfabetici di Paolo Gera).
Nella collana Le Avventurine, è uscito nel novembre 2024 un particolarissimo testo di Paolo Gera “Scarti alfabetici” con Abbecedario di Alessandra Gasparini.
La raccolta è un’opera sperimentale, che gioca con il linguaggio, scomponendolo e ricomponendolo in una danza continua di significati e sonorità. Le poesie si muovono tra riflessioni filosofiche, immagini surreali e una critica tagliente alla contemporaneità.
La frammentazione lessicale e concettuale è il tratto distintivo dell’opera. Ogni parola sembra subire un processo di smembramento e rigenerazione, con la creazione di nuovi significati.
Con lo scarto alfabetico, appunto, come lo stesso autore ci dice nell’introduzione, ovvero la sottrazione di una lettera ad ogni passaggio “si va alla ricerca di questi ospiti semantici sino al completo esaurimento del vocabolo e l’approdo all’ultima lettera superstite. Anch’essa infine scompare con il termine della poesia”.
La raccolta esplora una varietà di temi universali e intimi: attraverso il fil rouge della mitologia classica, si denuncia una società dominata dall’alienazione e da un consumo insensato, immersi in un “paradiso-inferno di eccedenze”.
Spesso è lo stesso linguaggio ad essere protagonista: esso diventa un campo di battaglia, dove significati e significanti si scontrano e si ricompongono.
Il testo è ricco di immagini potenti: dall’emiro-poeta di Dubai, che diventa simbolo dell’assurdità dell’opulenza, ai bambini degli anni Cinquanta, schiacciati dal peso di una memoria bellica ancora viva. Queste visioni si alternano tra il tragico e il grottesco, creando una tensione emotiva costante.
Le poesie contengono molte citazioni letterarie che si mostrano come fari nel cammino della lettura:
“Figlio, or vedi l’anime di color cui vinse l’ira”.
Un mito tipografico racconta
dello sfondamento di un carattere:
iroso per la rabbia andare a sbattere
ed a testate sbriciolare l’i.
Il roso dei venti non spiega quando
il roso mistico nega e prega
il roso dei candidati si collega ai dati
il roso strumentale esplora un altro buco
inessenziale
il roso di puntura, che crede l’i sparita dentro sé,
con l’irritazione a fior di pelle
oso pensare che sbianchi di paura.
Non riesco fare a meno
in questa poesia pensata impersonale
di utilizzare la prima singolare:
solo per affermare un’opinione lecita
non per insediarmi nel ròso della lirica.
Lo stile è volutamente dissonante, spezzato, ma anche profondamente musicale. L’uso di allitterazioni, rime interne e assonanze conferisce ai versi un ritmo ipnotico. C’è un senso ludico, quasi dadaista, che sfida il lettore a trovare un ordine nel disordine.
“Scarti alfabetici” è una raccolta ambiziosa, che richiede al lettore una partecipazione attiva, è un viaggio in un labirinto in cui perdersi è parte dell’esperienza. È un caleidoscopio di intuizioni con cui si comprende che da ogni parola può nascerne un’altra, un’altra e un’altra ancora e che la frammentazione del linguaggio è specchio perfetto della frammentazione della mente umana e della vita stessa.
Sostienici
Lascia il tuo commento