Una forestiera a Venezia
Paolo Menduni, Napoli è

Una forestiera a Venezia

diElisabetta Baldisserotto

Diario? Autobiografia? Itinerario letterario? Venezia e io, l’ultimo libro di Marilia Mazzeo, è un po’ di tutto questo, ma è anche altro. Il titolo mi ha ricordato subito il famoso Platero y yo di Juan Ramón Jímenez, una delle letture preferite della mia infanzia. Poi mi sono resa conto che come quest’ultimo è la storia dell’amicizia tra un poeta e un asinello, Venezia e io è la storia dell’amicizia tra una scrittrice e Venezia. Un’amicizia che è passata attraverso varie fasi, anche critiche, senza spezzarsi mai, fino a diventare un legame indissolubile.

Marilia non ci parla di Venezia in generale, ma della sua Venezia, che non è solo la città vista attraverso i suoi occhi ma coincide con il percorso di vita che l’ha portata ad approdare in Laguna per studiare e, in un secondo tempo, a scegliere di rimanerci per sempre. Che sia stata condotta qui da una sorta di “destino” lo si avverte in ogni pagina: a Venezia, di pari passo alla scoperta della sua vocazione, che non era per l’architettura, come credeva, ma per la scrittura, Marilia scopre che la città in cui è capitata un po’ per caso in realtà la stava aspettando, per essere, ancora una volta, raccontata.

Elio Scarciglia, Venezia


Marilia ama Venezia più di noi veneziani, la rispetta di più, perché non la dà per scontata. Non è nata qui. “Non sono veneziana. Vivo in questa città da più di trent’anni, ma a Venezia non ci si toglie mai del tutto l’etichetta di foresto. Del resto questa etichetta non mi disturba affatto. Mi sono sempre sentita foresta, straniera, qui come ovunque, anche nella città dove sono nata. A certi capita così”. Marilia ha dovuto lottare per conquistarsi il privilegio di vivere “nella città più bella che abbia mai visto”. Ha vissuto in scantinati umidi e oscuri che si allagavano per l’acqua alta, in appartamenti malridotti attrezzati in modo sommario e spartano, si è ritrovata senza casa e ha dovuto chiedere ospitalità ad amici, traslocando in media una volta all’anno. Ha trovato e perso molti lavori, prima di riuscire a stabilirsi a Castello, a sposarsi e a mettere al mondo una figlia. Eppure non si è mai arresa di fronte alle difficoltà. Perché il suo bisogno di bellezza – quella bellezza che Marilia infonde nella sua scrittura perfetta, ritmica, equilibrata – Venezia l’ha sempre soddisfatto. Insieme al bisogno di avventura alimentato dalle molteplici letture, alcune delle quali citate in questo libro: “Leggere romanzi, leggere molti romanzi, leggere troppi romanzi, è una cosa che trasforma le persone: lo sappiamo da Madame Bovary. È qualcosa che rende preferibile una topaia nel cuore di una città d’arte a un dignitoso appartamento di periferia; è qualcosa che trasforma la vita in un’incessante ricerca del Romanzesco”.


Elio Scarciglia, Venezia


La narrazione di Marilia, che comincia nell’autunno del 2019 e termina nella primavera del 2020, ripercorre le trasformazioni della città a partire dal 1987. Sebbene Venezia sia rimasta apparentemente inalterata nel corso dei secoli, negli ultimi trentatré anni ha restaurato le sue case e i suoi palazzi, è stata inondata dal turismo, ha subito la scomparsa di servizi per i residenti e negozi di prossimità, il dilagare di botteghe di cianfrusaglie e cineserie, l’apertura di centinaia di bar, ristoranti, alberghi e bed and breakfast. La sua bellezza è stata deturpata e la sua incolumità messa a rischio dalle grandi navi. È stata sommersa dall’acqua granda del 12 novembre 2019. Infine è apparsa vuota e spettrale durante il lockdown. Il suo futuro è segnato: a causa del cambiamento climatico “l’acqua è sempre più calda. Sulle rive della laguna e nel Canal Grande sono cresciute, da qualche anno, foreste di alghe brune giapponesi, alghe infestanti e aliene, che affiorano in superficie in ammassi talvolta così densi che le barche vi restano impigliate. Maestosi e voraci cormorani sono arrivati a sostituire gli umili passerotti scomparsi. Le meduse sono comparse nei canali, grosse meduse trasparenti rosa o gialle, gelatinose, belle e inquietanti, fluttuano a volte solitarie, a volte in gruppo. Ce n’è di grandi come ombrelli. La temperatura dell’aria e dell’acqua sale, e tutto si trasforma. I ghiacci si sciolgono, i mari salgono, nessuna diga potrà salvarla; presto o tardi Venezia finirà sommersa”. Motivo in più per raccontarla, quindi. Con gli occhi meravigliati di una forestiera, il cuore appassionato di un’abitante e la penna di un’ottima scrittrice.





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